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Caleidoscopio Bolaño

redazione Autori, Poesia, Ritratti, Roberto Bolaño, SUR

Da domani in libreria Tre di Roberto Bolaño: il primo volume di poesie inedite dell’autore cileno a essere pubblicato in italiano, come sempre nella traduzione di Ilide Carmignani. Per entrare nell’universo bolañano, abbiamo pensato a un percorso a tappe, raccogliendo la voce dell’autore e di amici e scrittori a lui vicini.

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«Ho iniziato scrivendo poesia, almeno quando ho iniziato sul serio, quando scrivere era questione di vita o di morte. E ho letto moltissima poesia, e ho sempre ammirato le vite dei poeti, così smisurate, così rischiose. […] Come poeta, io non sono affatto lirico, sono totalmente prosaico, quotidiano. […] Per me la poesia è il gesto di un adolescente».

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«Il mestiere di scrittore è spesso piuttosto miserabile, praticato da persone convinte che sia un mestiere magnifico: è un paradosso, un equivoco bestiale».

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«Il Messico è la mia terra letteraria per eccellenza. Ma c’è un’altra cosa che mi ha segnato letterariamente, e anzi cresce sempre più, ed è la morte di Salvador Allende».

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Pedro Lemebel: «Cosa ricordi del periodo della Unidad Popular?»
Roberto Bolaño: «Ricordo una Santiago spettrale, ragazze molto belle, facce molto bianche – ero già abituato al paesaggio urbano e umano di Città del Messico – e scrittori disposti a tutto per emergere».

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«Se non avessi scelto di scrivere oggi sarei più vivo più sano oggi, su questo non ho dubbi».

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Carolina López: «Roberto era latinoamericano, così si sentiva. Il Cile era la sua infanzia, il Messico la sua gioventù e la sua patria letteraria».
Rodrigo Fresán: «Credo che ci siano due tipi di scrittori: i lettori che scrivono e gli scrittori che leggono. Mi piace pensare che Roberto fosse un lettore che scriveva, aveva sempre tutte le sue letture e tutta la sua biblioteca sulle spalle».
Juan Villoro: «Nei romanzi di Roberto la poesia è una forma di vita, i detective selvaggi vivono poeticamente».

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Nicola Lagioia: «Se i classici sono quegli autori che il tempo ha benedetto, Bolaño è il più grande scrittore per il ventunesimo secolo, cioè lo scrittore che meglio di altri ci può fare da Virgilio, da bussola, per addentrarci letterariamente nel mondo in cui viviamo, e per capire che cosa si può fare ancora con la letteratura».

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