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Gabriel García Márquez nelle parole di César Aira

César Aira Ritratti, Scrittura, SUR

Torna l’appuntamento con i premi nobel della letteratura latinoamericana: oggi vi presentiamo la voce del Diccionario de autores latinoamericanos di César Aira dedicata allo scrittore colombiano Gabriel García Márquez.

di César Aira
traduzione di Raul Schenardi

García Márquez nacque ad Aracataca, Colombia, nel 1928. Studiò con i gesuiti a Bogotà e iniziò giovanissimo la carriera di giornalista a Barranquilla. Nel 1954 viaggiò in Europa come corrispondente del quotidiano El Espectador, che venne chiuso un anno dopo (in parte a causa di un reportage di García Márquez pubblicato anni dopo in volume con il titolo Relato de un náufrago). Nel 1959 fu nominato direttore dell’agenzia Prensa Latina a Bogotà. A partire dal 1961 visse a periodi alterni fra il Messico e Barcellona, e poi di nuovo in patria, a Cartagena.

Il suo primo romanzo, breve, fu La hojarasca (1955), esercizio faulkneriano un po’ debole (tre monologhi interiori si intrecciano durante una veglia funebre, ma solo uno di questi ha valore narrativo, e la struttura risulta squilibrata). Seguì un altro romanzetto, ancora più breve, El coronel no tiene quien le escriba (1961), un po’ sentimentale, migliorato dall’influenza di Hemingway. La Mala Hora (1962), che vinse il premio Esso per il romanzo, è una cronaca di paese alla Faulkner, ma scritta nello stile di Hemingway. È un racconto asciutto, con discretissime sfumature surrealiste, di lettura gradevole malgrado riveli un “latinoamericanismo” programmatico, l’eccesso di personaggi e l’intenzione in ultima analisi allegorica. In tutti questi romanzi, e nei racconti di Los funerales de la Mamá Grande (1962), lo scenario era un paese immaginario del litorale colombiano: Macondo. Alla lunga e definitiva storia di questo paese, e della stirpe dei suoi patriarchi, i Buendía, è dedicato il romanzo che ha segnato la consacrazione di García Márquez, Cien años de soledad (1967), colossale successo di critica e di vendite. Subito vennero pubblicati diversi libri brevi dell’autore (alcuni senza autorizzazione): Isabel viendo llover en Macondo (1967), Relato de un náufrago (1970), i racconti falliti di La increíble y triste historia de la cándida Eréndira y de su abuela desalmada (1972), El negro que hizo esperar a los ángeles (1972), Ojos de perro azul (1972). E nel 1975 un altro romanzo di una certa estensione, El otoño del patriarca, nella tradizione del “romanzo del dittatore” secondo l’ottica del realismo magico. Seguirono vari anni nei quali l’autore si era ripromesso di non scrivere finché non fosse caduta la dittatura di Pinochet in Cile; rompendo la promessa, nel 1981 pubblicò un romanzo breve, dalla meccanica ben congegnata, Crónica de una muerte anunciada. Nel 1982 García Márquez ricevette il premio Nobel. Il suo terzo romanzo lungo, El amor en los tiempos del cólera (1985), sbiadito tentativo di creare una Educazione sentimentale del “nuovo mondo”, è convenzionale. Seguì un libro breve, di carattere giornalistico, Miguel Littin clandestino en Chile (1986). (La cosa migliore è una frase pronunciata da Pinochet nella sua unica apparizione nel testo: “Alle donne non bisogna credere nemmeno quando dicono la verità”; in un libro successivo, García Márquez torna a utilizzare la frase cambiando “donne” con “demoni” e attribuendola a San Tommaso). Ormai votato alla ricerca di argomenti, il suo quarto romanzo, El General en su laberinto (1989) si occupa della morte di Bolívar. Del amor y otros demonios (1994), romanzo breve, deliberatamente e faticosamente seduttivo, cerca di recuperare l’impulso originario del “realismo magico”. Negli anni Novanta García Márquez pubblicò varie raccolte dei suoi scritti giornalistici, genere a cui appartiene anche Noticias de un secuestro (1997).

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