orwell

10 grandi romanzi sulla libertà di espressione che non sono 1984

Jonathan Lee BIGSUR, Società

Jonathan Lee è autore di tre romanzi. Il suo ultimo libro, Il tuffo, è stato incluso nella lista dei migliori libri dell’anno da The Guardian, The New York Times, Wall Street Journal, Washington Post, San Francisco Chronicle, The Independent, Chicago Tribune, Lit Hub, e sarà pubblicato nella collana BIG SUR a luglio 2017.
Questo articolo è stato pubblicato originariamente su
Literary Hub e viene qui riprodotto per gentile concessione dell’autore.

di Jonathan Lee
traduzione di Annateresa Buonpensiere

Di recente, ho perso un po’ di tempo a spulciare tra i numerosi romanzi esposti in una libreria di New York. Due espressioni mi sono saltate all’occhio tra tutte le descrizioni delle varie trame su copertine e bandelle: «senza tempo» e «universale». C’erano romanzi definiti come storie d’amore senza tempo e altri come saghe familiari senza tempo. Mi sono capitate per le mani meditazioni universali sul matrimonio, analisi universali dell’amicizia e racconti universali di coraggio di fronte a X o Y. Ammiro molti dei libri che sono costretti a sopportare queste descrizioni, ma negli ultimi tempi non riesco a fare a meno di chiedermi: qual è il senso di tutti questi «senza tempo» e «universale»? È come se pensassimo che ci sia qualcosa di cui vergognarsi nell’ambientare una storia in un determinato tempo, luogo o clima politico.

Se è vero che il piacere che provo per i libri di pura evasione sembra partito per una breve vacanza, è anche vero che non voglio passare il resto del 2017 a rileggere all’infinito 1984. In questa impasse ho cercato una serie di romanzi ambientati in particolari momenti politici e sociali. Ero soprattutto alla ricerca di romanzi che analizzassero la libertà di espressione e di pensiero con sottigliezza, in modo coinvolgente, mescolando la vita personale e quella pubblica senza moralismi. Ecco 10 romanzi che consiglio: un buon punto di partenza per molti altri.

Antonio Tabucchi, Sostiene Pereira

sostiene pereiraQuesto romanzo straordinario, pubblicato per la prima volta nel 1994, è ambientato nel Portogallo degli anni Trenta durante un’estate afosa. Racconta la storia di Pereira, un giornalista che dirige la pagina culturale di una piccola testata di Lisbona, e la lotta tra la sua coscienza e le restrizioni imposte dal regime fascista di Antonio Salazar. Quando conosce il giovane attivista Monteiro Rossi, tutti i precedenti tentativi di condurre una vita apolitica iniziano a farlo vergognare. La cosa più agghiacciante di questo romanzo è il modo in cui Tabucchi l’ha strutturato, già dalla primissima riga, come una deposizione resa sotto costrizione, una lunga testimonianza forzata: «Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno d’estate…»

 

Rachel Kushner, I lanciafiamme

lanciafiammeQuesto romanzo fa così tanto nelle sue oltre 500 pagine: visita così tanti posti, gioca con così tante idee. L’analisi della Kushner della turbolenza politica degli anni Settanta in Italia ha lo stesso fascino delle sue scene di artisti che colonizzano una SoHo industriale, organizzano happening nell’East Village e sfumano il confine tra attivismo e arte. Sia nell’attenzione per la lingua che nella trama, I lanciafiamme mette in luce il valore e la fragilità della libertà di espressione. «L’unica cosa che si poteva fare con le parole», dice un personaggio, «era ribaltarle come mobili sotto un bombardamento».

 

James Baldwin, Gridalo forte

baldwinJohn Grimes, l’adolescente al centro del primo romanzo di James Baldwin, è un ragazzo intelligente e confuso nella Harlem degli anni Trenta, figliastro del predicatore di una chiesa pentecostale. Il protagonista di questo romanzo di formazione è alla ricerca del modo di esprimere la propria sessualità e spiritualità in un contesto di forti repressioni sociali e politiche. Quando Baldwin scrive che il cuore di John si è indurito contro la religione e contro il padre, capiamo che sta anche mettendo in discussione le più ampie libertà negate agli afroamericani nella sua comunità.

 

Jean Bruller, Il silenzio del mare

vercorsDurante la seconda guerra mondiale, a Chartres, un ufficiale tedesco è costretto a occupare la casa di una ragazza francese e del suo anziano zio. La resistenza della famiglia nei confronti dello straniero si concretizza in un solo atto: il silenzio. Rifiutano di dargli accesso alla loro storia. Scritto nel 1941 in Francia e pubblicato segretamente a Parigi un anno dopo dall’editore clandestino Editions de Minuit, questo romanzo diventò il primo di una serie di opere scritte da membri della Resistenza francese che gettavano luce sull’oppressione e sulla censura in tutta Europa.

 

Hari Kunzru, White Tears

white tearsWhite Tears, uscito da poco negli Stati Uniti, racconta di due ventenni newyorkesi bianchi, Seth e Carter, uniti dall’ossessione per la musica. In questo libro le analisi di Kunzru dei rapporti interrazziali, dell’avidità, della libertà e dei privilegi sono tenute insieme da una storia che riguarda il diritto di proprietà sulle parole di un artista. Quando Seth registra per caso la voce di un cantante sconosciuto in un parco, Carter la diffonde su internet, dichiarando che si tratta della registrazione, a lungo perduta, del musicista degli anni Venti Charlie Shaw. Un romanzo accattivante e coinvolgente che indaga l’appropriazione in tutte le sue forme.

 

Sinclair Lewis, Da noi non può succedere

lewisPubblicato per la prima volta nel 1935, il romanzo di Lewis sta trovando un nuovo pubblico di lettori nell’era di Trump. Segue l’improbabile elezione del dittatore Buzz Windrip alla presidenza degli Stati Uniti: un’ascesa che è vista con orrore dal direttore del giornale di un piccolo paesino del Vermont. Uomini e donne che protestano contro Windrip sono accusati di essere «stupidi socialisti». I giornalisti vengono liquidati come «ciarlatani irresponsabili». A un certo punto Lewis sembra offrirci uno slogan per il 2017: «ADESSO è un fatto che non può essere evitato».

 

Katie Kitamura, Gone to the Forest

gone to the forestAmbientato in una fattoria, in un paese coloniale senza nome che vacilla sull’orlo della rivoluzione, il breve e indimenticabile romanzo di Kitamura racconta l’esperienza dei ricchi governanti bianchi nel momento in cui il controllo inizia a sfuggirgli dalle mani. L’atmosfera di silenzio forzato nel libro – tra i potenti e gli oppressi, e tra un figlio ritardato e il suo freddo padre – viene catturata in frasi che si rompono e si piegano in momenti inaspettati.

 

Mohsin Hamid, Il fondamentalista riluttante

fondamentalista riluttanteIl fondamentalista riluttante è un romanzo pieno di discorsi controversi e si presenta esso stesso sotto forma di discorso: il libro è strutturato come un monologo rivolto da un giovane pakistano a un misterioso americano. «Sembra una cosa ovvia da dire», osserva il narratore a un certo punto, «ma non dovreste pensare che noi pakistani siamo tutti potenziali terroristi, proprio come noi non dovremmo pensare che voi americani siate tutti assassini sotto copertura». Hamid riconosce i pericoli di ridurre la critica dell’Occidente a mera propaganda terroristica, ma è anche interessato a indagare i momenti in cui i personaggi, con le loro parole o azioni, si conformano allo stereotipo.

 

Mario Vargas Llosa, La festa del Caprone

la festa del caproneQuesto romanzo, pubblicato qualche anno prima che Vargas Llosa vincesse il Premio Nobel per la letteratura, racconta la rete di azioni, talvolta violente, talvolta pacifiche, con cui il popolo della Repubblica Dominicana ha dato sostegno o opposto resistenza al regime del dittatore Rafael Trujillo, famoso per qualcuno come il «Caprone». Il libro si sposta avanti e indietro nel tempo, mostrando l’effetto domino delle idee, grandi o piccole, espresse dai politici e dai cittadini che cercano di controllare.

 

Viet Thanh Nguyen, Il simpatizzante

simpatizzante«Sono una spia, un dormiente, un fantasma, un uomo con due facce. E un uomo con due menti diverse, anche se questo probabilmente non stupirà nessuno». Così dice il narratore del romanzo di Nguyen che ha vinto il Premio Pulitzer, presentandosi come un capitano della Polizia Nazionale del Vietnam del Sud. La storia che racconta parla di un’epoca in cui l’empatia e la sincerità sembrano impossibili, un mondo di disinformazione, messaggi cifrati, sotterfugi, identità multiple. La grandezza di Il simpatizzante sta nel modo in cui, a partire da questi elementi, crea invece un atto espressivo che è commovente, divertente, sfrontato. Dà voce ai personaggi vietnamiti che, in molti altri romanzi e film simili, esistono solo come comparse.

 

© Jonathan Lee, 2017. Tutti i diritti riservati.

 

Condividi