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Il sequestro di Gabriel García Márquez

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Pubblichiamo oggi una riflessione dello scrittore argentino Patricio Pron sul lascito di García Márquez, e su come l’opera del Nobel colombiano sia stata per troppo tempo imprigionata dalla letteratura commerciale. È il momento di rileggere Gabo per liberarlo da questa etichetta e capire il suo valore e la sua importanza reale, sostiene Pron. L’articolo è uscito lo scorso 18 aprile su Pagina99, che ringraziamo.

Il sequestro di Gabriel García Márquez
di Patricio Pron
traduzione di Francesca Lazzarato

Forse ciò che distingue uno scrittore davvero grande da uno medio o piccolo è soprattutto l’impossibilità di leggere i suoi testi andando oltre ciò che sappiamo di lui; e se quello scrittore è Gabriel García Márquez, la cosa diventa enormemente difficile. Alla figura del premio Nobel colombiano sono rimaste appiccicate alcune immagini uscite dai suoi libri e altre che sono estranee a essi, ma che lo seguono insistentemente a causa delle sue posizioni pubbliche e del suo impegno politico; ancora più interessante, però, è il fatto singolare che la sua opera sia stata in qualche modo “sequestrata” da una certa letteratura commerciale che si è valsa di un tono e di alcuni procedimenti e materiali che le appartengono per produrre testi inferiori a quelli del colombiano e agli antipodi della sua visione della letteratura e della vita: un discreto numero di studenti tedeschi di filologia (per esempio), all’inizio del corso dichiaravano di conoscere, tra i cosiddetti “scrittori del Boom”, solo Gabriel García Márquez e Isabel Allende, e che preferivano quest’ultima perché era più semplice.

Nessun lettore è obbligato a conoscere le periodizzazioni della storia della letteratura; letta come se fosse epigona di testi posteriori, l’opera di García Márquez risulta insoddisfacente e ridondante, una versione poco attraente di quel genere di testi commerciali cui le case editrici debbono, a quanto pare, un paio di successi di vendita, e i lettori una certa quantità di delusioni.

Com’è ovvio, niente può impedire che gli scrittori latinoamericani tornino a inventarsi villaggi immaginari dove la gente vola (e niente farà sì che certe case editrici europee smettano di credere che quel tipo di letteratura sia rappresentativo di quanto si produce attualmente in America Latina, e desistano dall’assegnarle premi e pubblicarla), ma penso che sia importante parlare del sequestro dell’opera di García Márquez da parte della suddetta letteratura commerciale, se vogliamo capirne il valore e l’ importanza.

Un’estate, quando avevo dieci anni, ho scoperto quell’opera tra i libri dei miei genitori e sono rimasto affascinato: non sapevo niente dell’autore, non conoscevo gli epigoni che quell’opera aveva prodotto (come un vecchio albero perso nella foresta dei propri germogli), ma ho pensato che avrei voluto essere come quell’autore e suscitare nei lettori l’impressione che i suoi libri mi avevano prodotto. Il recupero di quella fascinazione iniziale sembra imprescindibile, per farci ricordare (visto che molti sembrano averlo dimenticato) quanto sia importante quell’opera e quanto siamo fortunati a poterla leggere.

 

* L’argentino Patricio Pron (Rosario 1975) è considerato dalla critica uno dei più interessanti fra gli scrittori latinoamericani sotto i quarant’anni, tanto che la rivista Granta ha inserito il suo nome nell’elenco dei ventidue autori di lingua spagnola più promettenti; a partire dal 1999 ha pubblicato alcuni libri di racconti (l’ultimo, La vida interior de las plantas de interior, è uscito nel 2013 presso Mondadori España) e cinque romanzi, uno dei quali è stato tradotto in diverse lingue, compreso l’italiano (Lo spirito dei miei padri si innalza nella pioggia, Guanda 2013). Germanista, traduttore e critico di valore, vive a Madrid da molti anni e collabora ai principali giornali spagnoli e latinoamericani.

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