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L’infortunio, un estratto

Chris Bachelder Autori, BIGSUR, Chris Bachelder Lascia un commento

Pubblichiamo oggi un estratto dell’Infortunio, romanzo dello statunitense Chris Bachelder che racconta attraverso lo sport e una buona dose di umorismo ossessioni e sogni di uomini alle prese con la mezza età. L’autore è in Italia in questi giorni per un tour di presentazioni, lo trovate stasera a Piacenza alla Libreria Fahrenheit 451, giovedì 25 alla libreria LIBeRI tutti di La Spezia e venerdì 26 maggio a Roma da Giufà, dove presenterà il libro insieme a Francesco Pacifico.
Qui tutte le informazioni sul tour, buona lettura!

di Chris Bachelder
traduzione di Damiano Abeni

Jeff aveva una sua teoria sul matrimonio.

Non è altro, disse, ammettendo di averlo capito troppo tardi, non è assolutamente altro che tenere d’occhio qualcuno che a sua volta tiene d’occhio te. Camminava avanti e indietro passando di fronte al televisore col volume a zero, mentre sullo schermo si vedeva un pick-up che arrancava su alcune grosse pietre, al rallentatore. Sembrava esasperato, come se gli altri ricevitori della stanza 440 (Randy, Steven e Derek) l’avessero sfibrato, costretto a difendere la propria posizione, anche se in realtà nessuno gli aveva chiesto niente, e nessuno stava parlando di matrimonio. Anzi, gli altri avevano a malapena aperto bocca. Non è altro, ripeté. Disse: Da piccolo, sono i tuoi che ti controllano la vita. Sanno quello che succede, ti tengono d’occhio con estrema attenzione. O perlomeno, si spera che lo facciano. Sanno se devi fare i compiti di grammatica o se hai una partita di baseball, tengono tutto sotto controllo, così che ti fai l’idea che la tua vita sia importante, che abbia valore. Ma poi si cresce, continuò Jeff, e si scopre che non c’è più nessuno che ti tiene d’occhio davvero. Sarebbe ben strano se i tuoi sapessero che hai cambiato la marca di cereali a colazione, o che in ufficio è mancata la corrente per due ore. Nessuno sa fino in fondo come vanno le tue giornate. Jeff disse che non stava parlando di grandi eventi – come trasferirsi in un’altra città o avere un figlio o perdere il lavoro. Disse che si riferiva alle minuscole, stupide stronzate che riempiono la maggior parte dei nostri giorni, e che non si possono raccontare alla gente perché sono per l’appunto troppo piccole e stupide. Ma è la tua vita, no?, disse Jeff. Agli altri non gliene frega niente, disse, ma a te importa perché si tratta della tua vita. L’infiltrazione d’acqua nel seminterrato, lo strano odore nello scarico della doccia. Cambiare le lenzuola a tuo figlio nel cuore della notte. Jeff disse che la vita è un dono prezioso, certo, ma che in genere la vita è fatta di cose come andare dal ferramenta a comprare delle cavolo di viti o di bulloni, e sceglierli della misura sbagliata, e allora ti tocca tornare indietro per prendere quelli della misura giusta e scopri che quel negozio non ce li ha. Se non sei sposato, disse Jeff, è molto probabile che nessuno se ne accorga che il sabato mattina vai due volte dal ferramenta per comprare un giunto o una flangia che manco riesci a trovare. Il matrimonio – e Jeff adesso lo vedeva in modo lampante – il ruolo del matrimonio consiste nel garantire che almeno una persona sia lì a tenerti d’occhio. Così esiste almeno una persona che sa che oggi hai cambiato l’olio della macchina, o che hai aspettato più di un’ora dal dentista, o che stai provando a rasarti con un gel nuovo, o che hai buttato via le scarpe da jogging che usavi da anni. In televisione c’era un figlio adottivo che veniva riunito alla madre naturale, ma nessuno degli uomini se ne accorse. E qui sta il punto, continuò Jeff. Tua moglie di tutta ’sta roba non deve preoccuparsene per niente. Sarebbe strano il contrario, disse Jeff, giusto? Perché è una bella rottura di palle, riprese, e perché anche lei ha le sue mille cazzatine a cui star dietro ogni giorno, e che per lei sono importanti. E tu la tieni d’occhio mentre sta dietro a quelle, disse Jeff. Capito? Non è che te ne deve importare davvero, disse. Basta che la tieni d’occhio. Basta soltanto essere una creatura senziente, un testimone. Non c’è nemmeno bisogno di star lì a osservare con grande scrupolo. Non sei mica uno scienziato. Non sei mica chissà quale astronomo. Non è così che funziona, disse Jeff. Di sicuro non c’entra niente la capacità d’osservazione, e non c’entrano niente la gratitudine, la simpatia e nemmeno la stima. In realtà non si tratta neanche di riconoscere il merito altrui o veder riconosciuto il proprio. Basta, continuò Jeff, cercare di tenere gli scoiattoli fuori dalle dannatissime aiuole. E se si dà il caso che la persona che ti sta tenendo d’occhio ti ama e ti rispetta, o se quella persona ci sta a fare sesso orale con te, tanto meglio, disse Jeff, ma non è indispensabile. Il matrimonio non è fatto per quello. La cosa essenziale è che ci sia qualcuno che vede la tua vita. Non è cosa da poco. E sapete una cosa?, disse Jeff ai compagni di stanza, se dal matrimonio pretendete qualcosa di più, resterete amaramente delusi. Andò alla porta, guardò dallo spioncino. Se volete sentirvi legati a qualcuno, ricominciò Jeff, o se volete condividere una passione, o se anche solo vi viene da pensare a degli alberi vetusti, enormi, dalle radici enormi, finirete a dormire sul divano. Prima sul divano, disse, e poi in un monolocale del cazzo. L’unica cosa che il matrimonio può darvi è la sensazione che un’altra persona faccia da testimone alla vostra vita. Una specie di convalida, disse Jeff. Tutto qui, disse, e questo basta e avanza. Se una cosa del genere ce l’avete, allora avete molto. Avete tutto. Ma ecco il problema, continuò Jeff. Alle persone non piace essere osservate. Si infastidiscono. Jeff ammise che lui si infastidiva. Disse che voleva essere libero. Voleva che la moglie si facesse soltanto gli affari suoi. Ma ora che era riuscito a sottrarsi al controllo – ora che sua moglie non lo osservava più – lui non si sentiva libero, disse. Non si sentiva sollevato né liberato. Manco per niente. Disse che adesso all’improvviso sentiva che non c’era più nessunissimo motivo per andare a comprare il silicone sbagliato per le finestre. Non sei mica in un film, disse Jeff. Continuò a ripeterlo, parecchie volte. Non ti vede nessuno, disse. Disse che è per quello che la gente fa finta di vivere in un film. Tutti dicono di volere la privacy, mentre in realtà gli piacerebbe che ci fosse una cinepresa là fuori nel loro giardinetto gelido a mezzanotte, puntata sulla finestra della cucina mentre preparano il cestino del pranzo per i figli che vanno a scuola. Le persone vogliono che qualcuno si accorga di quello che fanno, disse Jeff. Disse che il matrimonio a quello serviva. Altrimenti, disse, quant’è vero Iddio, siamo soltanto dei pinguini al Polo Nord, che fanno qualsiasi cosa senza nessuna ragione.

 
© Chris Bachelder, 2016. Tutti i diritti riservati.

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