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Rapyuela II: da altre parti

Fabrizio Gabrielli Autori, Julio Cortázar, SUR

Illustrazione di Maximiliano Chimuris

Lo scorso 26 agosto, centesimo compleanno del cronopio mayor, abbiamo festeggiato Cortázar con un omaggio specialissimo: Rapyuela. C’era da aspettarselo, una cosa tanto cronopiesca non si sarebbe potuta concludere così. Vi presentiamo oggi Rapyuela pt II: da altre parti

«Da altre parti»
di Fabrizio Gabrielli 

Quando il 26 agosto scorso, il giorno in cui Julio Cortázar avrebbe compiuto cento anni, abbiamo approfittato dell’ospitalità del blog di SUR (onorati e ammantati da un timoroso rispetto a un tempo) per lanciare Rapyuela, forse lo sapevamo già che stavamo solo accordando gli strumenti della nostra personalissima fanfara del festeggiamento.

Ci siamo un po’ pentiti d’aver parlato di omaggio, di tributo, perché si omaggiano i morti, si dedica un tributo a chi non c’è più, mentre Julio – la sua vitalità dirompente, il suo esserci pur non essendoci del tutto – non ci ha mai abbandonati, e mai lo farà: anzi, ci è quasi sembrato di vederlo rimbalzare la testa sul bùm-cha col movimento armonioso dei cronopios quando ballano tregua e ballano spera, quel 26 Agosto.

Con Rapyuela non abbiamo voluto dimostrare niente (non c’era niente da dimostrare, dopotutto); però forse un piccolo (infinitesimale, se comparato all’amore che proviamo per lui), piccolissimo favore a Cortázar glielo abbiamo reso, a lui e ai suoi lettori più affezionati, a chi non lo conosceva e l’ha scoperto attraverso un pezzo rap che mescola le sue parole alla sua voce, non è surreale?, un po’ come a me era capitato coi coniglietti vomitati per essere raccontati a distanza a una Signorina a Parigi.

L’accademia lasciamola agli accademici: Rapyuela è un atto d’amore che non somiglia a nessun altro panegirico da salotto letterario. La cosa più simile a Rapyuela è il Fernando, la polibibita più celebre d’Argentina, che mescola due ingredienti così lontani tra loro (la coca-cola e il fernet) tanto da lasciarti di stucco, quando poi ti detona in bocca con quel sapore buffo di tubetto di dentifricio spremuto dentro una bottiglia d’olio per motori.

Scegliere di dare seguito a questo progetto apparentemente strampalato è stato tutt’uno con scegliere di farlo partendo dal capitolo 41, l’ombelico di Rayuela, la scena di Talita con le gambe penzoloni sull’asse che separa la finestra di Horacio da quella di Traveler.

Ad agosto avevamo issato un ponte: tirarci indietro sarebbe stato veramente da famas.

Per spostarci da questa parte ad altre parti dovevamo abbandonare ogni titubanza e cavalcarlo.

Siete curiosi di sapere se abbiamo avuto il coraggio?

Potrebbe bastare un clic, qua sotto.

Buon ascolto.

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