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Un nuovo Boom?

redazione Editoria, Società, SUR, Traduzione

2090830Gli scrittori latinoamericani stanno avendo una risonanza sempre maggiore, in particolare negli Stati Uniti. Pubblichiamo oggi un approfondimento di Javier García, che racconta della fortuna di autori come l’argentino César Aira – candidato quest’anno al Man Booker Prize – e il cileno Alejandro Zambra, che il prossimo anno entrerà nel nostro catalogo con Facsímil. Il pezzo è uscito su La Tercera, che ringraziamo.

«Il nuovo boom degli autori latinoamericani negli Stati Uniti» di Javier García
traduzione di Giorgia Esposito

Fu per le strade di Barranquilla che si assembrò la folla. Gabriel García Márquez indossava una guayabera panamense; arrivava dalla Colombia come una rockstar che atterrasse dopo un tour. Veniva dagli Stati Uniti.

Era il 1971 e l’autore latinoamericano era appena stato nominato Dottore Honoris Causa dalla Columbia University, a New York. Inoltre, il suo romanzo Cent’anni di solitudine (1967), da poco tradotto in inglese, era stato scelto come uno dei dodici migliori libri dell’anno dalla critica statunitense.

«Nemmeno nel più delirante dei miei sogni, al tempo in cui scrivevo Cent’anni di solitudine, arrivai a immaginare di assistere a una manifestazione per sostenerne la pubblicazione di un milione di esemplari», avrebbe detto, con gli anni, il premio Nobel per la Letteratura dinanzi alla popolarità del suo capolavoro.

Il padre del realismo magico, accompagnato dalla famiglia Buendía, ha permesso lo sbarco degli scrittori latinoamericani negli Stati Uniti. Vi si sarebbero aggiunte le traduzioni dei libri di Carlos Fuentes, Julio Cortázar, Juan Rulfo e Mario Vargas Llosa. Per il boom latinoamericano era giunta l’ora di parlare inglese.

«Era un gigante della letteratura, assolutamente incantevole», ricorda Edith Grossman, traduttrice dei libri di García Márquez sin dagli anni Ottanta.

Oggi la Grossman continua a tradurre. Il suo ultimo lavoro: la traduzione in inglesedell’Eroe discreto, l’ultimo romanzo di un altro premio Nobel latinoamericano, Mario Vargas Llosa. Un esteso profilo pubblicato sull’ultima edizione della prestigiosa rivista The New Yorker celebra il libro edito da Farrar, Straus and Giroux.

«Penso che ci sia molto interesse da parte di lettori e traduttori», afferma la Grossman di fronte alle nuove traduzioni di autori latinoamericani negli Stati Uniti. A Vargas Llosa si sono aggiunte edizioni degli argentini César Aira, Andrés Neuman e Samanta Schweblin; del salvadoregno Horacio Castellanos Moya; del colombiano Juan Gabriel Vásquez; del cileno Alejandro Zambra e dei messicani Mario Bellatin, Valeria Luiselli, Guadalupe Nettel e Álvaro Enrigue, fra gli altri.

Lo scrittore e giornalista Francisco Goldman, statunitense di origini latinoamericane, ha appena scritto un articolo per il New York Times in cui recensisce il romanzo di Vargas Llosa, che ha come protagonisti il piccolo imprenditore di Piura, Felícito Yanaqué e l’affermato uomo d’affari di Lima, Ismael Carrera.

Goldman conferma questo ritrovato interesse per la letteratura scritta a sud del Rio Grande, e afferma: «Credo ci siano molte ragioni, ma quella più importante è, semplicemente, che ci sono scrittori brillanti… Inoltre, ci sono sempre più case editrici piccole e indipendenti che stanno pubblicando la migliore letteratura tradotta», aggiunge l’autore di Say Her Name.

Luci ed effetti

A trent’anni dalla comparsa di García Márquez e compagnia, nel 2007 un altro boom s’instaurava negli Stati Uniti, con il nome di Roberto Bolaño. Dopo la sua morte, nel 2003, molti dei suoi libri sono stati tradotti con successo, accompagnati dagli elogi di Susan Sontag. Tuttavia, è solo con l’arrivo nelle librerie dei Detective selvaggi che i lettori angolofoni si sono interessati alla sua figura e alla sua opera. «Tra i successi di Bolaño, si annovera l’aver contribuito a cambiare il paradigma di scrittore latinoamericano vigente fino a relativamente poco tempo fa», dice il critico spagnolo Ignacio Echevarría.

L’autore di Stella distante ha risvegliato l’interesse per altri narratori del continente. «Sono arrivata a lui tramite Roberto Bolaño», annota sul New York Times la cantante e poetessa Patti Smith nel suo commento al libro di racconti El cerebro musical, di César Aira. L’opera era appena stata pubblicata da New Direction, la casa che ha fatto conoscere Bolaño in inglese.

Nel mercato mondiale del libro, gli Stati Uniti rappresentano la maggiore potenza produttiva. Tuttavia, nonostante pubblichino circa 300.000 titoli l’anno, solo il 3% è dato da traduzioni da altre lingue.

«Si traduce molto più di prima e lo spagnolo è la seconda lingua più parlata al mondo, di modo che la presenza di autori ispanofoni nelle librerie è aumentata: ci saranno sempre più scrittori in spagnolo che in ungherese o francese», osserva Álvaro Enrigue, Premio Herralde 2013 per il romanzo Muerte súbita, che vive a New York da qualche anno.

L’agente letterario Guillermo Schavelzon è meno ottimista. «Il lettore nordamericano si accontenta dei suoi scrittori; salvo pochissime eccezioni, a un livello ridotto, quasi accademico».

È per questo motivo che, nel mercato editoriale, la promozione riveste un ruolo fondamentale. È accaduto con Bolaño e con il consiglio della conduttrice Oprah Winfrey, che ha raccomandato al suo pubblico di leggere il monumentale romanzo 2666.

Un altro esempio è l’autore colombiano Juan Gabriel Vásquez. Il suo libro Il rumore delle cose che cadono, tradotto in diciotto lingue, l’anno scorso ha raggiunto la terza ristampa negli Stati Uniti. «Sta reinventando la letteratura sudamericana del Ventunesimo secolo», è la frase del nordamericano Jonathan Franzen, che circolava a proposito della figura di Vásquez e del valore della sua opera per una generazione cresciuta con il timore del narcotraffico.

Nuove voci

«La presenza degli scrittori latinoamericani ha un peso di gran lunga superiore rispetto agli spagnoli. È sempre stato così dai tempi del Boom», assicura Eduardo Lago, scrittore spagnolo ed ex direttore dell’Istituto Cervantes di New York, durante il festival Suite Iberia, svoltosi di recente alla New York University e al Kennedy Center di Washington. Al festival hanno partecipato editori di libri e di riviste, critici, agenti, librai e traduttori per parlare della cultura ispanica e della sua promozione negli Stati Uniti.

«Abbiamo analizzato l’interesse crescente per la traduzione dallo spagnolo e constatato che, nonostante negli Stati Uniti si traduca poco, lo spagnolo è una delle lingue che maggiormente è cresciuta in numero di traduzioni», racconta Valerie Miles, coordinatrice del festival Suite Iberia e cofondatrice della rivista Granta in Spagna.

«Improvvisamente compaiono scrittori ispanofoni molto diversi che ampliano il panorama», aggiunge Miles, responsabile dell’edizione di Granta del 2010, che ha selezionato i ventidue migliori scrittori in lingua spagnola sotto i trentacinque anni.

C’era anche Alejandro Zambra. L’autore cileno, i cui racconti e articoli sono apparsi su riviste come Zoetrope, The New Yorker e The Virginia Quarterly, sbarcherà ora nelle librerie con la traduzione della raccolta di racconti I miei documenti. Il volume uscirà per la casa editrice indipendente McSweeney’s, fondata dallo scrittore Dave Eggers. [Il volume è stato appena pubblicato anche in Italia, da Sellerio, nella traduzione di Maria Nicola. ndr]

La stessa casa editrice, l’anno scorso, ha pubblicato in inglese l’antologia Latinoamérica criminal, che ha riunito tredici scrittori; mentre l’edizione in spagnolo è uscita due mesi fa. Nel libro si leggono le storie di un travestito a Cuba, di famiglie emarginate a Buenos Aires e di arresti in Centroamerica. Tra gli autori, ci sono il cileno Zambra, il venezuelano Rodrigo Blanco Calderón, il boliviano Rodrigo Hasbún, l’argentina Mariana Enriquez, l’uruguayano Andrés Ressia Colino, il peruviano Santiago Roncagliolo, il guatemalteco Rodrigo Rey Rosa, il colombiano Andrés Felipe Solano e il messicano Juan Pablo Villalobos. Ancora poco conosciuta dal grande pubblico, la letteratura del subcontinente sta conquistando l’attenzione degli Stati Uniti.

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