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…E all’improvviso César Aira smise di essere un segreto

redazione Autori, César Aira, SUR

César Aira, autore de I fantasmi e Il marmo, ha vinto il premio Roger Caillois, uno dei riconoscimenti più prestigiosi assegnato ogni anno a uno scrittore latinoamericano. In questo pezzo pubblicato sul Clarín, Mauro Libertella spiega perché.

«…E all’improvviso César Aira smise di essere un segreto»
di Mauro Libertella
traduzione di Lorenzo Piciarelli

E venne il giorno in cui César Aira vinse un premio internazionale. La notizia ha dell’incredibile perché fino a oggi l’autore nato a Pringles nel nostro paese aveva vinto solo il premio Emecé per il romanzo La liebre e il premio Trayectoria, assegnatogli dal Fondo Nacional de Las Artes. Nonostante la sua sconfinata produzione bibliografica, composta da più di cento pubblicazioni tra saggi e romanzi brevi (il genere a lui più caro), sia equamente suddivisa tra editori grandi, indipendenti e pubblicazioni autonome come Eloísa Cartonera– una volta Sandra Conteras, editrice per Beatriz Viterbo, ironizzò affermando che la scrittura di Aira aveva come obiettivo quello di far fuori le case editrici che lo pubblicavano. Proprio come accadeva ai protagonisti di Casablanca, però, Aira avrà sempre Parigi; ed è proprio lì che il prossimo 8 dicembre riceverà il Premio Roger Caillois, annunciato nella giornata di ieri. La stessa Francia che lo aveva nominato Chevalier dans l’Ordre des Arts et Lettres, e che nel 2004, presso l’Università Paris-Grenoble, aveva organizzato un congresso internazionale dedicato allo studio della sua opera, insieme a quello dei suoi numerosi saggi già tradotti in francese. Negli ultimi anni, tuttavia, i francesi non sono stati gli unici ad arrendersi davanti a una letteratura moderna e intelligente. Al momento in circolazione ci sono almeno venti o trenta romanzi di Aira tradotti in quindici lingue.

Le cifre, quando si parla di questo autore, tendono a essere iperboliche. Si potrebbe partire dal numero delle sue pubblicazioni: più di ottanta, o magari osservando come tenda a scrivere una media di cinque romanzetti l’anno. Gran cultore del paradosso, una volta arrivò a definirsi come l’autore argentino che scrive meno: una pagina al giorno, tutto qui. Cinque romanzi di ottanta pagine all’anno.

Il Premio Roger Caillois per autori latinoamericani viene inaugurato nel 1991, e da allora tra i suoi vincitori si susseguono personaggi del calibro di Carlos Fuentes, Vargas Llosa, Alan Pauls, Ricardo Piglia y Roberto Bolaño. Questo breve elenco evidenzia fin da subito l’arco biologico delle letterature latinoamericane; un cammino che parte dalle macerie del boom e arriva fino al restauro accelerato che, secondo alcuni critici tra cui Graciela Speranza, è stato messo in atto dello stesso Aira impiegando la linea di un surrealismo solo tratteggiato nella letteratura del suo paese. Ciò che rende grande l’opera di questo autore incredibilmente prolifico, sono l’immaginazione rigogliosa, la prosa trasparente e le numerose operazioni culturali proposte dai suoi libri; è la profondità raggiunta, come accade anche per Bolaño, nell’atto di addentrarsi in nuove generazioni di scrittori argentini e statunitensi. Ma questa non è certo una novità: il suo primo romanzo lungo, pubblicato nella rivista Babel all’inizio della primavera di Alfonsín, conquistò immediatamente un gruppo di giovani che in esso leggevano un valido antidoto alle narrative di un mercato seriale, un ritratto realista degli anni Ottanta e delle figure patriarcali.

Oggi si rivela falsa una delle previsioni di Aira, quella che recitava: «Il mio compito non è quello di dare opinioni, ma quello di inventare. Ecco perché non riceverò mai uno di quei premi prestigiosi: perché quelli sono per gli opinionisti, non per gli scrittori».

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