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In verità vi dico

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Proponiamo oggi un breve racconto dello scrittore messicano Juan José Arreola (1918-2001), estratto dal suo Confabulario definitivo, come pubblicato nella collana Letras Hispanica delle edizioni Catedra di Madrid. Pubblicato in Italia negli anni Novanta dalle edizioni Zanzibar, e troppo presto dimenticato, lo ricordiamo qui con le parole di Borges: “Indifferente alle circostanze storiche, geografiche e politiche, Juan José Arreola, in un’epoca di sospetti e ostinati nazionalismi, fissò il suo sguardo sull’universo e sulle sue possibilità fantastiche”.

di Juan José Arreola
traduzione di Gianluca Cataldo

Tutte le persone cui interessa che il cammello passi attraverso la cruna di un ago devono iscriversi alla lista di promotori dell’esperimento Niklaus.

Separatosi da un gruppo di savi mortiferi, di quelli che manipolano l’uranio, il cobalto e l’idrogeno, Arpad Niklaus conduce le sue attuali ricerche per un fine caritatevole e decisamente umanitario: la salvezza dell’anima dei ricchi.

Egli propone un piano scientifico per disgregare un cammello e fare in modo che passi, come fascio di elettroni, attraverso la cruna di un ago. Un apparato di ricezione (molto simile allo schermo di un televisore) riorganizzerà gli elettroni in atomi, gli atomi in molecole e le molecole in cellule, ricostruendo immediatamente il cammello secondo il suo schema originario. Niklaus è già riuscito a spostare, senza toccarla, una goccia di acqua pesante. E ha potuto persino stimare, fin dove lo permette la discrezione della materia, l’energia quantica che disperde uno zoccolo di cammello. Ma ci sembra inutile annoiare il lettore con questa cifra astronomica.

L’unica seria difficoltà nella quale inciampa il professor Niklaus è la mancanza di un impianto atomico proprio. Queste istallazioni, estese come città, sono incredibilmente costose. Però, un comitato speciale si occupa di risolvere il problema economico tramite una colletta universale. Le prime donazioni, ancora un po’ timide, servono per finanziare la stampa di migliaia di opuscoli, buoni e prospetti esplicativi, per assicurare al professore Niklaus il modesto salario che possa permettergli di proseguire i suoi calcoli e ricerche teoriche, mentre vengono costruiti gli immensi laboratori.

Ad ora il comitato dispone solo del cammello e dell’ago. E siccome le associazioni animaliste approvano il progetto, che è inoffensivo e anzi salutare per qualunque cammello (Niklaus parla di una probabile rigenerazione di tutte le cellule), i parchi zoologici del paese hanno offerto una vera carovana, e New York non ha titubato a offrire il suo famosissimo dromedario bianco.

Per quanto riguarda l’ago, Arpad Niklaus si mostra molto orgoglioso e lo considera come la pietra angolare dell’intera esperienza. Non un ago qualunque, ma un meraviglioso oggetto venuto alla luce grazie al suo laborioso talento. A prima vista potrebbe essere confuso con un ago usuale e comune. Benché la signora Niklaus, dando mostra di fine umorismo, si compiace di usarlo per cucire i vestiti del marito, il valore dell’ago è inestimabile. È fatto di un portentoso metallo ancora non classificato, il cui simbolo chimico, appena accennato da Niklaus, pare dare a intendere che si tratti di un corpo composto esclusivamente di isotopi di nichel. Questa sostanza misteriosa ha dato molto da pensare agli uomini di scienza. Non è mancato chi sostenesse la risibile ipotesi di un osmio sintetico o di un molibdeno aberrante, o chi si azzardasse a diffondere pubblicamente le parole di un professore invidioso che assicurava di aver individuato il metallo di Niklaus sotto forma di piccolissimi grumi cristallini incistati in una densa massa di siderite. Quello che si sa per certo è che l’ago di Niklaus può resistere alla frizione di un fascio di elettroni a velocità ultra cosmica.

In una di queste spiegazioni tanto care agli astrusi matematici, il professor Niklaus compara il cammello in transito con il filo di un ragno. Ci dice che se approfittassimo di questo filo per tessere una tela avremmo bisogno di tutto lo spazio siderale per stenderla, e che le stelle visibili e invisibili resterebbero lì ghermite come gocce di rugiada. La matassa in questione misura milioni di anni luce, e Niklaus ci offre di sbrogliarla in tre quinti di secondo.

Come si può notare, il progetto è assolutamente fattibile e anzi potremmo dire che pecca di un eccesso di scientificità. Vanta persino la simpatia e l’appoggio morale (ancora non ufficialmente confermato) della Lega Interplanetaria, presieduta a Londra dall’eminente Olaf Stapledon.

In considerazione della naturale aspettativa e ansia che ha provocato ovunque l’offerta di Niklaus, il comitato manifesta un interesse particolare, richiamando alla prudenza tutti i potenti della Terra affinché non si lascino ingannare dai ciarlatani che stanno facendo passare cammelli morti attraverso piccoli orifizi. Questi individui, che non tentennano nel definirsi uomini di scienza, sono semplici impostori a caccia di incauti ottimisti. Procedono cono un metodo mostruosamente volgare, sciogliendo il cammello in soluzioni ogni volta più leggere dell’acido solforico. Quindi distillano il liquido attraverso la cruna di un ago, mediante una clessidra di vapore, e credono così di aver realizzato il miracolo. Come si può intuire, l’esperimento è inutile e non serve a nulla finanziarlo. Il cammello deve essere vivo prima e dopo l’impossibile trasferimento.

Invece di bruciare tonnellate di ceri e sperperare denaro in indecifrabili opere di carità, le persone interessate alla vita eterna in possesso di uno sgradito capitale è meglio che patrocinino la disintegrazione del cammello, che è scientifica visibile e da ultimo lucrativa. Parlare di generosità in un caso simile non è affatto necessario. Bisogna chiudere gli occhi e aprire ampiamente la borsa, con la consapevolezza che i pagamenti saranno ripartiti in quote eguali. Il premio sarà lo stesso per tutti i contribuenti: ciò che urge è giungere il prima possibile al successo.

L’ammontare del capitale necessario non potrà essere conosciuto fino all’imprevedibile finale, e il professor Niklaus, in tutta onestà, si rifiuta di lavorare con un budget che non sia, fondamentalmente, elastico. I sottoscrittori devono onorare con pazienza e per anni la loro quota di investimento. È necessario mettere sotto contratto migliaia di tecnici, amministratori e operai, devono essere istituite sottocommissioni regionali e nazionali. E non solo deve essere previsto lo statuto di un collegio di successori del professor Niklaus, ma deve essere stilato nei dettagli, cosicché l’esperimento possa ragionevolmente continuare per più generazioni. A tale riguardo non è inutile segnalare la veneranda età del saggio Niklaus.

Come tutti i propositi umani, l’esperimento Niklaus offre due possibili risultati: il fallimento e il successo. E oltre a semplificare il problema della salvezza personale, il successo di Niklaus trasformerà gli imprenditori di un’esperienza tanto mistica in azionisti di una mirabolante compagnia di trasporti. Sarà facilissimo sviluppare la disintegrazione di esseri umani in maniera pratica ed economica. Gli uomini del domani percorreranno grandi distanze, in un istante e senza pericolo, dissolti in lampi di elettroni.

Tuttavia, la possibilità di un fallimento è ancora più affascinante. Se Arpad Niklaus è un fabbricante di chimere e alla sua morte gli succederà una stirpe di impostori, la sua opera umanitaria non farà che aumentare in grandezza, come una progressione geometrica, o come il tessuto di pollo coltivato da Carrel. Niente impedirà che passi alla Storia come il glorioso ideatore della disintegrazione universale dei capitali. E i ricchi, impoveriti in massa a causa di investimenti troppo allettanti, entreranno agilmente nel regno dei cieli per la porta stretta (quasi la cruna di un ago), anche se il cammello non dovesse passare.