Joan S. Puig Pasqual

Respirazione artificiale, un romanzo di culto

Joaquín Marco Recensioni, Ricardo Piglia, SUR

Pubblichiamo oggi una recensione a Respirazione artificiale, di Ricardo Piglia, uscita in Argentina su El Cultural nel 2001, in occasione di una delle riedizioni del romanzo.

di Joaquín Marco
traduzione di Giuseppe Trovato

Piglia è in grado di fondere registri e mantenere l’intrigo, mentre crea personaggi stravaganti e propone allo stesso tempo teorie letterarie e storiche in modo lucido e intelligente.

Respirazione artificiale, dello scrittore argentino Ricardo Piglia (1940), da quando è stato pubblicato nel 1980, è diventato un romanzo di culto. In Spagna, l’edizione di alcune opere successive dell’autore consente di collocare questo racconto nel continuum di un’opera che lo ha consacrato come uno degli autori più innovatori nel panorama della narrativa latinoamericana contemporanea. La struttura di Respirazione artificiale, divisa in due parti ben differenziate, è assai complessa. Avvalendosi di un metodo simile a quello delle scatole cinesi, le vicende si incastrano tra di loro attraverso relazioni familiari avvolte da un alone di mistero. Occorrerà identificarne l’origine nell’oro che il «fondatore» si procacciò in California e che successivamente portò in Argentina, permettendo alla sua famiglia di diventare latifondista.

Ogni personaggio verrà coinvolto in una storia che prenderà la forma di un racconto breve. Renzi (l’azione inizia in prima persona attraverso una lettera e una fotografia che ci riportano nel passato), personaggio che riscontreremo in altre opere, viene a contatto con don Luciano, suocero di suo zio, un ex senatore che riesce a muoversi in uno spazio ridotto per mezzo di una sedia a rotelle. Questi ha ricevuto in eredità un cofanetto colmo di antichi documenti mediante i quali intende riscattare la figura di Enrique Ossorio, torbido cospiratore dell’epoca di Rosas. Marcello Maggi, lo zio di Renzi, viene coinvolto in uno scandalo familiare e, dopo avere trascorso un periodo in carcere, si ritirerà nella provincia dove intraprenderà questa indagine. Piglia ci conduce da una storia all’altra: il gioco dei tempi/specchi rappresenta una delle molteplici chiavi di lettura del romanzo. D’altro canto, la narrazione assume le caratteristiche di un saggio nel momento in cui l’autore offre le proprie opinioni su argomenti legati alla letteratura e all’estetica oppure quando si pone interrogativi sulla natura dell’argentinità.

Il polacco Tardewski, discepolo immaginario di Wittgenstein a Cambridge, sembra un ritratto alterato di Witold Gombrowicz, scrittore che Piglia ammira e cita nel romanzo. Questa seconda parte, dal titolo «Cartesio», assumerà i tratti di un romanzo-saggio all’interno del quale verranno scardinate le leggi della logica cartesiana e varranno elaborate tesi affascinanti, come ad esempio i rapporti tra Kafka e Hitler. Ci verrà inoltre proposta la teoria sull’evoluzione della letteratura argentina, l’esaltazione della figura letteraria di Roberto Artl, un’analisi dettagliata sulla lingua degli argentini (facendo la parodia di Borges), dure considerazioni su Ortega y Gasset, etichettato come il «re degli Asini Spagnoli o Asino I». Heidegger si profila altresì come un ulteriore lettore di Hitler. Tardewski scopre, per un caso fortuito in cui crede, le fonti di quell’influenza nel British Museum, mentre profonde grande impegno nell’elaborazione della sua tesi dottorale. Dopo il suo trasferimento in Argentina, sarebbe potuto diventare un personaggio intellettualmente influente. Tuttavia, è ineluttabilmente votato al fallimento. Inserita in una cornice intellettuale, l’azione dà vita alla configurazione di personaggi e situazioni, come le lettere di donne indirizzate a Marconi, il poeta locale.

Gli epistolari avranno un ruolo determinante in quanto formula letteraria: quello di Ossorio a New York, ad esempio, oppure quello che prende in esame lo strano personaggio di Arocena il cui obiettivo è scoprire, tra quelli degli anni ’40, strani indizi e codici segreti. Queste situazioni bizzarre e spesso incomprensibili richiamano alcuni passaggi dello scrittore Sábato. Abbiamo già fatto riferimento a Borges attraverso una parafrasi. Tuttavia, i meccanismi di assimilazione saranno di diversa natura: dal romanzo storico al genere del terrore o all’adozione di un linguaggio dialettale. In effetti, il romanzo epistolare si rivela autobiografico. Se Enrique Ossorio rappresenta l’analisi di un esilio, anche Tardewski fa parte di un altro esilio. I personaggi principali di Piglia non sono in grado di sfuggire a un destino precostituito. Il loro determinismo è per natura pessimista. Se l’incipit del romanzo ha caratteristiche faulkneriane – cosa che l’autore stesso riconosce – e pertanto ricordano anche gli individui falliti di Onetti, il «vivere senza illusioni», la complessità dei tempi e la propensione finale al romanzo-saggio non fanno di Respirazione artificiale un calderone di sistemi e formule sconnesse o una sintesi di quella che può essere intesa come tradizione narrativa argentino-uruguayana. In realtà il romanzo acquisisce uno status autonomo, in quanto Piglia riesce a fondere registri, mantenere l’intrigo e ricorrere al genere della parodia dando vita, allo stesso tempo, a personaggi stravaganti in epoche diverse e divulgando teorie letterarie, linguistiche e storiche in modo lucido e intelligente. Respirazione artificiale diventa così una lettura obbligata: la sua complessità rappresenta un ulteriore incentivo alla lettura.

© Joaquín Marco, 2001. Tutti i diritti riservati.

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