La poesia di Siles del Valle

Raul Schenardi Poesia, SUR

Nota biografica dell’autore
Juan Ignacio Siles del Valle, nato nel 1961 in Cile, da padre boliviano e madre cilena, si è laureato in letteratura ispanoamericana negli Stati Uniti, ha insegnato all’università di La Paz ed è stato ministro degli Esteri della Bolivia.
Oltre a Canción de cuna para la muerte de mi madre (trad. it. Ninna nanna per la morte di mia madre, di M. Magnoni, Sinopia, Venezia 2010), ha pubblicato i libri di poesia Con las manos vacías de mariposas muertas, Medulamor, e il romanzo Los últimos días del Che (trad. it. Gli ultimi giorni del “Che”, di R. Schenardi, Baldini Castoldi e Dalai, 2009).
Presentiamo alcune sue poesie tratte da Ninna nanna per la morte di mia madre, tradotte da Manuela Magnoni, che ha scritto appositamente per il blog il testo introduttivo e che ringraziamo insieme all’editore di Sinopia.

L’infinita sospensione dell’attimo
di Manuela Magnoni

Abbandonarsi inermi alle braccia di una madre, tornare nuovamente bambini, chiudere gli occhi e, cullati dal calore della ninna nanna, iniziare a immergersi in un mondo onirico dove il tempo e lo spazio sospendono il loro fluire.

In Ninna nanna per la morte di mia madre, il poeta inizia ad ammaliare il lettore fin dalla prima poesia attraverso una nenia primordiale che lo conduce, in un percorso fra sogno e realtà, immaginazione e ricordo, a scoprire vibrazioni profonde, musiche e riti che lo attraggono, quasi fosse anch’egli sotto morfina, in una selva di immagini, inconsuete ma familiari. La pagina diventa una tela espressionista dove la ninna nanna cantata al figlio Santiago è una dolce nenia per la madre morente, le lancette dell’orologio sono un ticchettio che sospende il fluire del tempo, la vita è racchiusa nella linea di una mano che scivola fra le dita, il dolore si fa assordante e “il suo tambureggiare risuona sulla pelle irta del cuore”.
Nella poesia di Siles del Valle non esistono luoghi, tempi e parole segnate dalla convenzione: abbandonate tutte le difese, il poeta riesce a far percepire ogni singola vibrazione dell’anima, rallenta i movimenti, i pensieri e il respiro fino a trasformare l’effimera quotidianità umana in un’estasi sacrale. E allora vediamo il figlio che non smette di contare e ricontare le singole ossa della mano di sua madre, il padre accudire l’effimera traccia del corpo malato, i ricordi confondersi con i riti antichi, i luoghi espandersi in spazi infiniti e il tempo dilatare le immagini fino a creare un varco nel velo e rivelare la nostra stessa figura priva di vesti, trasformata in corvi e bestie antropomorfe, o la nostra stessa vita, spogliata delle innumerevoli patine di apparenza.

Ed è così che Pan del anochecer (Pane dell’imbrunire) racchiude il senso della vita nella serenità di un giorno qualunque. Le azioni della madre che prepara la merenda ai nipoti sono descritte con parole e immagini semplici e colloquiali perché non importa il tipo di pane o di formaggio che verrà dato ai bambini, e neppure il tipo di bibita che lei si verserà dopo aver preparato la merenda. Ciò che importa è che per un attimo, mentre la vita continua il suo corso, il tempo si cristallizza, lo spazio si sospende, la madre si siede al tavolino e si ferma a contemplare e assaporare quel preciso istante, quel momento così effimero e profondo, perché A volte basta così poco / per sentirsi felici.

Poesia dopo poesia però i ricordi iniziano a farsi confusi, le immagini perdono consistenza e il lettore si rende conto che un giorno non lontano non avrà più braccia che lo proteggano, voce che lo consoli o canto che lo rassicuri, fino a raggiungere, nell’ultimo verso-poesia, la consapevolezza del completo abbandono. È qui che implora il padre di non lasciarlo solo, e lo fa con una domanda, consapevolmente ingenua, di cui sa bene la risposta in quanto scritta fin dall’inizio dell’umanità: – E anche tu, padre, … un giorno te ne andrai?

Il silenzio che segue questo ultimo verso scuote talmente il lettore che girare l’ultima pagina gli risulta difficile, perché sa bene che dopo lo aspetterà soltanto un deserto di dolorosa solitudine.

Canción de cuna para la muerte de mi madre
Duerme, duerme, madre
y mientras mi hermano
recuenta hasta el último
hueso de tus manos, duerme.
Aunque los leones
te devoren las entrañas,
sueña, madre, sueña,
que un halo
de crisantemos ya te enciende.
Sólo el adiós transparenta
tu mirada, duerme.
Recuéstate sobre la piel.
Cuando tus hijas velan tu delirio,
mi padre renace uno a uno
en tus latidos, sueña.
Amaina ahora el soplo,
que el corazón se te descuerda,
duerme,
y un ángel de fuego
aguarda tu deshora.
Duerme, madre, duerme,
pues hoy me toca a mí
mecer la cuna de tu muerte.

Ninna nanna per la morte di mia madre
Dormi, dormi, madre
e mentre mio fratello
ti conta ogni singolo
osso delle mani, dormi.
Anche se i leoni
le interiora ti divorano
sogna, madre, sogna,
ché un’aura
di crisantemi già ti illumina.
Solo l’addio traspare
dal tuo sguardo, dormi.
Adàgiati sulla pelle.
Quando le figlie vegliano il tuo delirio,
mio padre rinasce, uno a uno,
nei tuoi battiti, sogna.
Ammaina adesso il soffio,
che il cuore ti si scorda,
dormi,
e un angelo di fuoco
attende il tuo tardare.
Dormi, madre, dormi,
che oggi tocca a me
cullare la tua morte.

Conservo, en cambio
¿Por qué se me hace tan esquiva,
a veces, la imagen de tu gesto
en la memoria?
¿Por qué me rehuye
el perfil de tu figura?
El timbre de tu voz se ha apagado
casi ya en mi oído;
apenas retengo el vivo
porvenir de tu mirada.

Conservo, en cambio, una nítida
visión del signo de tus manos:
las manchas cansadas sobre el dorso,
en la palma, un surco erróneo,
la longitud ósea de tus dedos,
las amorosas huellas…

Tal vez tuvieras, madre,
la vida dentro de las manos.

Conservo, invece
Perché mi si fa tanto schiva,
a volte, l’immagine del tuo gesto
nella memoria?
Perché mi sfugge
il profilo della tua figura?
Il timbro della tua voce si è spento
quasi ormai nel mio orecchio;
a stento trattengo il vivo
avvenire del tuo sguardo.

Conservo, invece, una nitida
visione del segno delle tue mani:
le macchie stanche sul dorso,
nel palmo, un solco erroneo,
la lunghezza ossea delle tue dita,
le amorose impronte…

Forse avevi, madre,
la vita dentro le mani.

Hoy me he levantado cuervo
Me he levantado cuervo
esta mañana con vocación sólo
hacia el graznido quiero
subirme con los zapatos
puestos a la mesa para blasfemar
porque hoy me he dado cuenta
de que no voy a resignarme
y maldigo el cruel final y
prematuro de tu destino madre.

Oggi mi sono svegliato corvo
Mi sono svegliato corvo
questa mattina con la sola vocazione
di gracchiare voglio
salire con le scarpe
calzate sul tavolo per bestemmiare
perché oggi ho capito
che non mi rassegnerò
e maledico il finale crudele e
prematuro della tua sorte madre.

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