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#InCasaEditrice /14

In questi giorni la redazione si è sparpagliata nelle case di tutti noi: ecco allora i dispacci dalle sedi distaccate di SUR, che mai come adesso si sente una CASA editrice. Oggi scrive Chiara Gualandrini, redattrice.

In questi giorni mi sembra di riuscire a lavorare ovunque meno che alla mia scrivania. Rispondo alle mail senza nemmeno alzarmi dal letto, sistemo le cose rimaste in sospeso direttamente dal divano, e proprio ora sto scrivendo questa newsletter sul tavolo da pranzo.

Come spesso capita, mi lascio trasportare dai rumori del vicinato che filtrano attraverso le pareti sottili, o dal chiacchiericcio della strada che si insinua dalla finestra dischiusa, e mentre mi perdo fra i discorsi e i rumori confortanti del quartiere non posso fare a meno di ritornare alle opere di Manuel Puig [1]: alle sue storie fatte di pettegolezzi e dialoghi riportati, monologhi interiori e non detti, articoli di giornale e pagine di diario.

 

Manuel Puig scriveva in cucina, mentre guardava la televisione e chiacchierava con sua madre. Improbabile finché si vuole, questa osservazione insinuata da uno scrittore dopo la sua morte, nel 1990, suona più che verosimile. […] Questo tranquillo quadretto domestico non è il rituale che dà luogo alla narrazione: è la singolare forma di vita capace di inventare una letteratura.

Dalla prefazione di Alan Pauls al Bacio della donna ragno [2], traduzione di Maria Nicola

 

Queste sono le parole con cui lo scrittore argentino Alan Pauls [3] ricorda il grande outsider della letteratura latinoamericana, uno scrittore che cronologicamente potrebbe essere ascritto al grande Boom, ma che dai suoi autori e dalle loro tematiche non potrebbe essere più distante.

 

Manuel Puig

 

Si sono dette molte cose su questo «alieno venuto dal pop che sconvolse il Sudamerica [4]» – invertito, superficiale, ingenuo, eccessivo – ma per me rimane e rimarrà sempre lo scrittore che è riuscito a rendere glamour le massaie, le signorotte di provincia, i dongiovanni di paese e i cuori solitari alla disperata ricerca d’amore.

Nei romanzi di Puig si respira la vita in tutte le sue forme: che ci racconti del rapporto fra due carcerati nell’Argentina sconvolta dalla dittatura, della passione non corrisposta di una scultrice per un perverso critico d’arte, di madri che fantasticano ascoltando i radiodrammi o della passione per il cinema di un bambino che non possiamo fare a meno di immaginarci come il suo alter ego, questo universo letterario – a tratti estremamente kitsch – non smette mai di sembrarci incredibilmente reale, anche a più di quarant’anni di distanza.

 

È così, si ama follemente o non si ama, e lui si rende conto su quel molo illuminato da torce di sego sudicio che non è mai riuscito a farsi amare pazzamente da lei, amare pazzamente significa perdere la testa e fare qualsiasi cosa pur di rimanere accanto alla persona amata. Le torce si riflettono nell’acqua del fiume, che scorre nero, carico di limo, e trascina via la nave che si allontana lentamente: Johann rimane sul molo, non riesce a fare altro. Anche un morto che cade fulminato da un proiettile non riesce a fare altro.

Manuel Puig, Il tradimento di Rita Hayworth [5], traduzione di Angelo Morino

 

Mi è capitato di riprendere in mano alcuni dei suoi romanzi (penso a Una frase un rigo appena [6], al Bacio della donna ragno [7] o al Tradimento di Rita Hayworth [5] o a The Buenos Aires Affair [8]) anche tre volte e a ogni nuova lettura sono rimasta piacevolmente stupita dalle diverse sfumature che non ero riuscita a cogliere nelle occasioni precedenti, dall’essenza di vita che trasuda dalla pagina e dalla complessità stilistica che nasconde ogni singolo titolo.

Riflettendoci, forse è proprio questo il regalo più grande che mi ha fatto Manuel Puig: un eterno stupore, quella sensazione di trovarsi ogni volta di fronte a qualcosa di inaspettato e completamente nuovo.

 

Il tradimento di Rita Hayworth

 

Spero che aprendo uno dei suoi libri possiate trovare anche voi lo stesso mondo scintillante e umanissimo che continuo a trovarci io. E di questi tempi, credo ce ne sia un gran bisogno.

A presto, e come sempre buone letture,
Chiara