La poesia di Juan Gelman

redazione Autori, Poesia, SUR

Juan Gelman, figlio di immigrati ebrei provenienti dall’Ucraina, è il più famoso poeta argentino in vita, insignito nel 2007 del prestigioso premio Cervantes. Le sue posizioni politiche di sinistra lo costrinsero all’esilio nel 1975, alla vigilia del colpo di Stato, e in seguito i militari gli uccisero un figlio e la nuora e rapirono la nipotina, che venne affidata a una famiglia uruguayana e solo nel 1999 poté riprendere la sua vera identità. Ben noto anche in Italia grazie ad alcune raccolte poetiche pubblicate nel corso degli anni da editori come Guanda e Interlinea, Gelman torna oggi in libreria con una raccolta intitolata com/posizioni, pubblicata da una nuova casa editrice il cui nome è musica per le nostre orecchie: Rayuela. Rayuela infatti è il titolo originale del più famoso romanzo di Julio Cortázar, tradotto in italiano come Il gioco del mondo, e rimanda a quel gioco infantile che consiste nel far compiere un percorso a un sassolino su un disegno tracciato per terra con un gessetto. Non a caso, dunque, il volume di Gelman è preceduto da una prefazione di Cortázar (Contro le ragnatele dell’abitudine), e seguito da un’illuminante Nota della traduttrice, che è poi la sua traduttrice “storica”, Laura Branchini.
Ringraziando la casa editrice, vi proponiamo una scelta di quattro poesie (come al solito, con testo a fronte) e le considerazioni finali della traduttrice.

la lejanía

este aroma de vos/¿sube?/¿baja?/
¿viene de vos?/¿de mí?/¿en qué otro
me debería convertir?/¿qué otro/
de mí/debiera ser/
para saber/ver/los pedazos
de mundo que en silencio juntás?/
¿así quemás distancias?/
¿me devolvés a mi animal?/¿así
me das grandeza/o cuerpo
que invadís con tu ausencia?/
¿con tu mirada que
a tu ojo no volverá/ya fiebre
sin otro dueño que el camino?/
estás aquí/es decir/todo está aquí/
el vacío y la unión/y vos/y la
desordenada soledad/

eliezer ben jonon

la lontananza

questo aroma di te/ sale?/scende?/
viene da te?/da me?/in che altro
mi dovrei trasformare?/che altro
di me/dovrei essere/
per sapere/vedere/i frammenti
di mondo che in silenzio unisci?/
così bruci distanze?/
mi restituisci al mio animale?/così
mi dai grandezza/o corpo
che invadi con la tua assenza?/
con il tuo sguardo che
non tornerà al tuo occhio/già febbre
senz’altro padrone che il cammino?/
sei qui/è come dire/tutto è qui/
il vuoto e l’unione/e tu/e la
disordinata solitudine/

el vino

rojo al ojo/dulzor al bebedor/
su cuerpo arde en España/
su aroma toca la India/
languidece en la jarra/espera
desatarte la boca/iluminarte el paladar/
celebrar un misterio en tu cabeza/
el desdichado que aún tiene corazón/
sangre en el corazón/mezclada
con lágrimas/levanta
la jarra/prohibe penas
con la sangre de un pueblo de racimos/
gira la jarra/va
de una mano al calor de otra mano/
como si cada amigo
puliera un rostro del diamante/

SAMUEL HANAGID

il vino

rosso all’occhio/dolcezza al bevitore/
il suo corpo arde in Spagna/
il suo aroma tocca l’India/
langue nella caraffa/attende
di scioglierti la bocca/di illuminarti il palato/
di celebrare un mistero nella tua testa/
il disgraziato che ha ancora cuore/
sangue nel cuore/mescolato
a lacrime/solleva
la caraffa/proibisce le pene
col sangue di un popolo di grappoli/
gira la caraffa/passa
da una mano al calore di altra mano/
come se ogni amico
lustrasse una faccia del diamante/

en la prisión

cayeron mis anillos/no mis dedos/
mi esplendor no está hecho de joyas/
tengo mi fe/mi dignidad
mi alma que brilla/el nombre
con que mi padre se nombró/ya oigo
cantar en la prisión/una voz
que de palomo o golondrino fuera/
pide que pajaritas vuelen
a la ventana de la amante/y
dejen allí la luz del torturado/
devuelvan a la amada la imagen
de ella/que es vida en él/está intocada/
ningún fierro la puede quemar/
el carcelero no la puede romper/
con sed/con hambre/el prisionero
bebe en sus lágrimas la amada/
sales de su ternura/
como noches de amor que ardieran todavía/
el sin dicha se esconde
en la noche del calabozo como
pájaro inoportuno/
suenan los dientes de las ratas/
las pulgas/otras bestias sin rostro/
le asedian cuerpo y alma/él
piensa en el tiempo/ve
la palabra quizás/
la palabra mañana/
bajo otro sol/el sol/

TODOROS ABUFALIA
(1247-1295/toledo-madrid)

nella prigione

caddero i miei anelli/non le mie dita/
il mio splendore non è fatto di gemme/
ho la mia fede/la mia dignità
la mia anima che brilla/il nome
con cui mio padre si chiamò/già odo
cantare nella prigione/una voce
che di colombo o rondinella sia/
prega che uccellini volino
alla finestra dell’amante/e
vi lascino la luce del torturato/
restituiscano all’amata l’immagine
di lei/che è vita in lui/è intatta/
nessun ferro la può bruciare/
il carceriere non la può spezzare/
con sete/con fame/il prigioniero
beve fra le sue lacrime l’amata/
i sali della sua tenerezza/
mangia notti d’amore ancora ardenti/
il senza grazia si nasconde
nella notte della cella come
uccello inopportuno/
suonano i denti dei ratti/
pulci/altre bestie senza volto/
gli assediano corpo e anima/lui
pensa al tempo/vede
la parola forse/
la parola domani/
sotto un altro sole/il sole/

dónde

¿en qué tinieblas te envolvés?/
no hablo con vos/no me oís hablar/
no te respiro/no te veo/me forjan
los martillazos de tu ausencia/
siempre te amaré/siempre
mis versos doloridos de vos
diré en la soledad/ como si fueras
fruta secretamente habida/
ciega bajo la falda
de una niña/perdida en su memoria/
huyendo/
triste de su rubor/

ISAAC LURIA

dove

in quali tenebre t’avvolgi?/
non parlo con te/non mi ascolti parlare/
non ti respiro/non ti vedo/mi forgiano
le martellate della tua assenza/
sempre ti amerò/sempre
i miei versi dolenti di te
dirò in solitudine/come se tu fossi
frutta tenuta in segreto/
cieca sotto la gonna
di una bimba/sperduta nella sua memoria/
in fuga/
triste del suo rossore/

Nota del traduttore
di Laura Branchini

Il volumetto di com/posiciones – cui Juan Gelman si dedicò negli anni 1983-84 mentre si trovava in Europa, e pubblicato originalmente da Mall-Barcelona nel 1986, è prima di tutto un lavoro di traduzione di poeti antichi. Ma si trasforma subito dopo, nelle sue mani, in un’interpretazione delle poesie scelte, in una ri-creazione che dà vita a nuove “composizioni”, raddoppiando e rinforzando la voce dei poeti antichi, e rivivendo attraverso di essi la condizione esistenziale e creativa di cui essi parlavano, quella dell’esilio.
Nella Spagna musulmana dei secoli X-XII, i dotti poeti ebreo-ispanici accolti presso la raffinata corte islamica di Cordova erano autori bilingui. Utilizzavano dunque l’arabo come lingua ufficiale e di cultura, e l’ebraico come lingua religiosa. In ebraico componevano anche le proprie opere poetiche, destinate molto spesso al rituale delle preghiere. La mistica ebraica antica che, fiorita dall’esperienza profetica, aveva nutrito quella araba dei secoli successivi, si rinnova nell’epoca d’oro toccando nuove vette.
Circa mille anni dopo, Gelman, egli stesso poeta ebreo di lingua spagnola, in condizione esiliare, somma la propria voce a quella degli antichi, approfondisce la loro riflessione e la rinnova, la ri-compone: fino al punto di inventare un poeta esiliare, mescolandolo agli altri (Eliezer ben Jonon); o di immaginare e firmare poemi mai scritti di un autore di cui si conosce solo l’insegnamento orale tramandato dai discepoli (Isaac Luria). Poi, dalla lingua ebraica dei poeti medievali, torna indietro nel tempo, fino a raggiungere, penetrare eriaccendere le parole dei testi del mar morto e dell’ebraico classico di re e profeti biblici, e restituircele nuove e mai così potenti.
E in tutto questo, non rinuncia nemmeno per un istante alla pienezza della propria voce, seguitando a inventare i suoi caratteristici neologismi, a far scorrere nei versi la propria musica, incalzante, nitida e raffinata. Grazie alla sua creazione, camminiamo insieme a lui e agli altri poeti, attraverso il tempo, verso la condizione dello sradicamento: lo spostamento linguistico, lo slancio mistico suscitato dalla lontananza forzata, la ricerca della propria identità e la consapevolezza della memoria riempiono le pagine di questo splendido lavoro. È per sua stessa natura anche un lavoro sulla traduzione, sul passaggio del senso e delle parole, da uomo a uomo, da scrittore a scrittore, nella condivisione e nella differenza. La libertà creativa e interpretativa che Gelman ha potuto riversare in quest’opera dall’ispirazione tanto alta e sofferta non s’inventa, si può solo incarnare,vivere con tutta la propria identità biografica, politica e umana. Il mio compito, nel tradurre in italiano, è stato quello dilasciare il più possibile in evidenza la limpidezza dell’originale e i suoi percorsi; di restituire, come in una trasparenza, l’intensità e la bellezza che lo sostanziano. Amo moltissimo, da sempre, questo libro, e spero di essere riuscita a servirlo, e ad aprire con ciò una nuova finestra per la diffusione della poesia di Gelman in Italia.

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