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Testo a fronte: Juan Pablo Villalobos

Il Testo a fronte di oggi ci porta in Messico, con un estratto da Il bambino che collezionava parole di Juan Pablo Villalobos, nella traduzione di Thais Siciliano. Buona lettura!

Fiesta en la madriguera
di Juan Pablo VillalobosAlgunas personas dicen que soy un adelantado. Lo dicen sobre todo porque piensan que soy pequeño para saber palabras difíciles. Algunas de las palabras difíciles que sé son: sórdido, nefasto, pulcro, patético y fulminante. En realidad no son muchas las personas que dicen que soy un adelantado. El problema es que no conozco mucha gente. Si acaso conozco trece o catorce personas y de ésas cuatro dicen que soy un adelantado. Me dicen que parezco mayor. O al revés, que estoy chiquito para esas cosas. O al revés del revés, a veces hasta creen que soy un enano. Pero yo no pienso que soy un adelantado. Lo que pasa es que tengo un truco, como los magos, que sacan conejos de los sombreros, sólo que yo saco las palabras del diccionario. Todas las noches antes de dormir leo el diccionario. Lo demás lo hace mi memoria, que es muy buena, casi fulminante. Yolcaut tampoco piensa que soy un adelantado. Él dice que soy un genio, me dice:
–Tochtli, eres un genio, pinche cabroncito. –Y me acaricia la cabeza con sus dedos llenos de anillos de oro y diamantes.

De todas maneras son más las personas que dicen que soy curioso, siete. Y eso nada más porque me gustan mucho los sombreros y siempre uso sombrero. Usar sombrero es un buen hábito de los pulcros. En el cielo hay palomas que hacen sus necesidades. Si no usas sombrero terminas con la cabeza sucia. Las palomas son sinvergüenzas. Hacen sus cochinadas a la vista de todo el mundo mientras vuelan. Bien podrían hacerlo escondidas entre las ramas de los árboles. Así no tendríamos que estar todo el tiempo mirando al cielo y preocupándonos por la cabeza. Pero también los sombreros, si son buenos sombreros, sirven para la distinción. O sea, los sombreros son como las coronas de los reyes. Si no eres rey puedes usar un sombrero para la distinción. Y si no eres rey y no usas sombrero terminas siendo un don nadie.

Yo no pienso que sea curioso por usar sombreros. Además lo curioso es pariente de lo feo, como dice Cinteotl. Lo que sí soy seguro es un macho. Por ejemplo: no me la paso llorando por no tener mamá. Se supone que si no tienes mamá debes llorar mucho, litros de lágrimas, diez o doce al día. Pero yo no lloro, porque los que lloran son de los maricas. Cuando estoy triste Yolcaut me dice que no llore, me dice:
–Aguántate, Tochtli, aguántate como los machos.

Yolcaut es mi papá, pero no le gusta que le diga papá. Él dice que somos la mejor pandilla de machos en al menos ocho kilómetros a la redonda. Yolcaut es de los realistas y por eso no dice que somos la mejor pandilla del universo o la mejor pandilla en ocho mil kilómetros a la redonda. Los realistas son personas que piensan que la realidad no es así, como tú piensas. Me lo dijo Yolcaut. La realidad es así y ya está. Ni modo. Hay que ser realista es la frase favorita de los realistas.

Yo creo que de verdad somos una pandilla muy buena. Tengo pruebas. Las pandillas son acerca de la solidaridad. Entonces la solidaridad es que como a mí me gustan los sombreros Yolcaut me compra sombreros, muchos sombreros, tantos que tengo una colección con sombreros de todo el mundo y de todas las épocas del mundo. Aunque ahora más que sombreros nuevos lo que quiero es un hipopótamo enano de Liberia. Ya lo anoté en la lista de las cosas que quiero y se la di a Miztli. Así hacemos siempre, porque yo no salgo mucho a la calle, entonces Miztli me compra todas las cosas que quiero por órdenes de Yolcaut. Y como Miztli tiene muy mala memoria entonces tengo que hacerle las listas. Pero un hipopótamo enano de Liberia no lo venden así tan fácil, en una tienda de mascotas. Cuando mucho en las tiendas de mascotas venden perros. ¿Pero quién quiere un perro? Nadie quiere un perro. Es tan difícil conseguir un hipopótamo enano de Liberia que puede ser que la única manera sea yendo a capturarlo a Liberia. Por eso me está doliendo muchísimo la panza. En realidad a mí siempre me duele la panza, pero ahora los retortijones me dan más seguido.
Creo que en este momento mi vida es un poquito sórdida. O patética.

Il bambino che collezionava parole
traduzione di Thais SicilianoAlcune persone dicono che sono avanti. Lo dicono soprattutto perché pensano che io sia piccolo per sapere parole difficili. Alcune delle parole difficili che so sono: sordido, nefasto, lindo, patetico e fulminante. A dire la verità non sono molte le persone che dicono che sono avanti. Il problema è che non conosco molta gente. Forseconosco tredici o quattordici persone e, di queste, quattro dicono che sono avanti. Mi dicono che sembro più grande. O al contrario, che sono troppo piccolo per queste cose. O al contrario del contrario, a volte credono addirittura che sia un nano. Ma io non penso di essere avanti. Il fatto è che ho un trucco, come i maghi che tirano fuori i conigli dai cappelli, solo che io tiro fuori le parole dal dizionario. Tutte le sere, prima di dormire, leggo il dizionario. Il resto lo fa la mia memoria, che è ottima, quasi fulminante. Yolcaut, invece, non pensa che io sia avanti. Lui pensa che sia un genio, mi dice:
«Tochtli, sei un genio, piccolo bastardo». E mi accarezza la testa con le sue dita piene di anelli d’oro e di diamanti.

In ogni caso sono di più le persone che dicono che sono strano, sette. E questo solamente perché mi piacciono tanto i cappelli e ne porto sempre uno. Portare il cappello è una buona abitudine delle persone linde. In cielo ci sono i colombi che fanno i loro bisogni. Se non metti il cappello finisci con la testa insudiciata. I colombi non hanno pudore. Fanno le loro porcherie davanti a tutti, mentre volano. Potrebbero benissimo farle nascosti tra i rami degli alberi. Così non dovremmo stare tutto il tempo a guardare il cielo e a preoccuparci per la testa. Ma i cappelli, se sono bei cappelli, servono anche per distinguersi. Ovvero, i cappelli sono come le corone dei re. Se non sei un re puoi mettere un cappello per distinguerti. E se non sei un re e non porti il cappello finisci per essere un signor nessuno.

Io non penso di essere strano perché porto i cappelli. E poi la stranezza è parente della bruttezza, come dice Cinteotl. Però di sicuro sono un vero uomo. Per esempio: non me ne sto lì a piangere perché non ho la mamma. Si pensa che se uno non ha la mamma debba piangere molto, litri di lacrime, dieci o dodici al giorno. Ma io non piango, perché quelli che piangono sono dei finocchi. Quando sono triste Yolcaut mi dice di non piangere, mi dice:
«Sopporta, Tochtli, sopporta come i veri uomini».

Yolcaut è mio papà, ma non gli piace che lo chiami papà. Lui dice che siamo la miglior squadra di veri uomini nel raggio di almeno otto chilometri. Yolcaut è un realista e perciò non dice che siamo la miglior squadra dell’universo o la miglior squadra nel raggio di ottomila chilometri. I realisti sono persone convinte che la realtà non è come pensi tu. Me l’ha detto Yolcaut. La realtà è così e basta. Non c’è niente da fare. Bisogna essere realisti è la frase preferita dei realisti.

Io credo che siamo davvero un’ottima squadra. Ho le prove. Le squadre si occupano di solidarietà. Quindi la solidarietà è che siccome a me piacciono i cappelli Yolcaut mi compra i cappelli, molti cappelli, così tanti che ho una collezione di cappelli da tutto il mondo e di tutte le epoche del mondo. Anche se adesso più che cappelli nuovi voglio un ippopotamo nano della Liberia. L’ho già segnato sulla lista delle cose che voglio e l’ho data a Miztli. Facciamo sempre così, perché io non esco molto in strada, allora Miztli mi compra tutte le cose che voglio per ordine di Yolcaut. E siccome Miztli ha una pessima memoria, devo fargli le liste. Ma un ippopotamo nano della Liberia non lo vendono così facilmente, in un negozio di animali. Al massimo nei negozi di animali vendono cani. Ma chi lo vuole un cane? Nessuno vuole un cane. È così difficile trovare un ippopotamo nano della Liberia che l’unico modo potrebbe essere andare a catturarlo in Liberia. Per questo mi fa malissimo la pancia. A dire il vero a me fa sempre male la pancia, ma adesso i crampi non mi danno tregua.
Credo che in questo momento la mia vita sia un po’ sordida. O patetica.