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Mi ricordo | Margo Glantz

Margo Glantz Racconti, Scrittura, SUR

Sul modello di Joe Brainard, poi seguito da Perec e molti altri, il secondo contributo tratto dalla rivista Traviesa, che ringraziamo: i ricordi dell’autrice messicana Margo Glantz.

di Margo Glantz
traduzione di Chiara Muzzi

Mi ricordo quando ero piccola: nella Valle del Messico c’erano tanti laghi e la città era davvero trasparente.

Mi ricordo quando camminavo per le strade di Dallas con un caldo torrido: ammiravo l’eleganza delle donne dell’epoca, con i loro grandi cappelli alla Greta Garbo, i tacchi alti e i vestiti di cotone, come se ci trovassimo dentro il film La rosa purpurea del Cairo di Woody Allen, e non seduti in sala a guardarlo, insieme a personaggi sconosciuti ma comunque romantici.

Mi ricordo che mio padre portava cappelli Tardan e una barba come quella di Trotskij.

Margo GlantzMi ricordo che durante la mia infanzia ho avuto solo una bambola.

Mi ricordo che la prima volta che arrivai a Istanbul, la leggendaria Costantinopoli, ebbi la sensazione di non aver lasciato Città del Messico e di percorrere continuamente strade identiche a quelle del quartiere popolare Lagunilla; le stradine all’improvviso si aprirono e si trasformarono nel Corno d’Oro, una prospettiva enorme, una vista superba, il sole che illuminava appena il mare e tra lo sfondo nebbioso del cielo il contorno degli innumerevoli minareti e le cupole delle chiese della vecchia città; la visione mi lasciò sconcertata, meravigliata ma, in un acrobatico lampo di lucidità, mi rividi a Parigi mentre piangevo disperata perché non avrei più potuto vedere il Corno d’Oro, cosa che poi mi successe davvero come succede in tutti i viaggi, nonostante in quel preciso momento lo contemplassi assorta, estasiata, da un angolo miracoloso della città.

Mi ricordo la prima volta che insegnai negli Stati Uniti, all’Istituto di Lingue straniere di Monterrey, California. Nel mio tempo libero avevo l’abitudine di prendere la statale 1 per andare a mangiare un sandwich di formaggio e olive nere al Nepenthe, un bel ristorantino sulla cima di una montagna molto vicina a Big Sur, dove Henry Miller si era ritirato dalla confusione mondana con una delle sue mogli, credo la quinta, una giapponese. Percorrevo la strada in salita su un’auto color verde kaki che nei suoi momenti migliori era appartenuta alla Pacific Bell Company, in quel periodo la compagnia telefonica più importante della parte occidentale del paese. Era una carretta enorme che saliva a fatica la strada stretta dove circolavano ad alta velocità altri veicoli.

Mi ricordo come piansi quando guardai Via col vento.

Mi ricordo che Perec si ricordava di Cantinflas.

Mi ricordo che viaggiare sembra essere il mio unico destino.

Margo GlantzMi ricordo che alla fine del 1954 arrivai a Colonia con Paco López Cámara e dormimmo in una pensione familiare che costava cinque marchi, non c’era il riscaldamento, ma c’era un letto
con una di quelle coperte imbottite di piuma d’oca – come quelle che trasportarono nei loro bauli i miei genitori dall’Ucraina –, ideali per combattere il freddo e passare una buona notte, e al mattino mettevamo fuori timidamente una mano per calibrare la temperatura; poi, facendo acrobazie, cercavamo di vestirci protetti dalla coperta, per poi uscire, ben infagottati, a camminare per la città. Di quel viaggio mi ricordo anche la cattedrale annerita, con i vetri rotti ed enormi squarci tra le nuvole che lasciavano intravvedere un cielo altrettanto scuro per l’inverno e per le bombe.
Mi ricordo che quando studiavo a Parigi ci fu una di quelle crisi petrolifere che minacciano improvvisamente il mondo civilizzato: quella volta era la crisi del Canale di Suez, era forse il 1956; in quel periodo tremavamo continuamente dal freddo perché si interruppe la produzione di gasolio, necessario per far funzionare i termosifoni. Mi ricordo anche che un giorno, mentre leggevo davanti a un’edicola la notizia dell’invasione sovietica dell’Ungheria, una signora fece un solo e terribile commento: «Zut, plus de beurre!»

Mi ricordo che quando avevo quindici anni lessi in successione Le palme selvagge di Faulkner (tradotto da Borges o da sua madre), Delitto e castigo di Dostoevskij e Madame Bovary di Flaubert. Non sono riuscita a rileggerne nemmeno uno, non sopporto il loro finale triste.

Mi ricordo che sta per finire un altro anno.

Mi ricordo quando nella mia città si poteva ancora passeggiare a tarda ora.

Mi ricordo il terremoto del 1985 in Messico. Passai da una strada piena di macerie: un cartello proibiva di tirare sassi.

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