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Onetti: infilzare la notte sul foglio

Il pozzo di Juan Carlos Onetti è in libreria. Pubblichiamo oggi un articolo pubblicato sulla revista eñe [1], in occasione dei settant’anni dall’uscita del libro.

di Juan Antonio Sanz
traduzione di Barbara Turitto

Nel dicembre 2009 l’Uruguay ha celebrato i settant’anni dalla pubblicazione de Il pozzo [2], opera «fondativa» della letteratura latinoamericana, che fin da subito delinea il dedalo immaginifico di Juan Carlos Onetti.

L’omaggio che il mondo della cultura ha riservato a questo breve romanzo ha chiuso l’anno dedicato al centenario della nascita di Onetti che, assieme al poeta Mario Benedetti, è uno degli autori che più ha influito sulla letteratura di lingua spagnola del XX secolo.

«Il pozzo è determinante per comprendere l’opera di Onetti […] la maggior parte dei temi importanti per lo scrittore è già in questo romanzo», spiega Hortensia Campanella, curatrice dell’opera omnia dello scrittore.

Il protagonista del Pozzo, Eladio Linacero, evade dalla solitudine e dall’insuccesso che caratterizzano la sua esistenza attraverso il sogno e la ricerca di una dimensione altra che, alla fine, accenda una luce nell’oscurità che lo circonda.

Campanella è anche direttrice del Centro Cultural de España di Montevideo, una delle istituzioni che hanno partecipato all’anno dedicato all’autore de La vita breve [3] e Il cantiere [4].

«Mi sarebbe piaciuto infilzare la notte sul foglio come una grande farfalla notturna. Invece è stata lei a sollevarmi in mezzo alle sue acque come il corpo livido di un morto e ora mi trascina, inesorabile, tra fredde e vaghe spume, giù per la notte», culmina Linacero nel tentativo di scrivere le sue «memorie».

Lì giace «l’insoddisfazione dell’essere umano per la propria vita, la consapevolezza che la morte è una condanna che segna l’uomo dalla nascita, con il tema del sognatore, col tentativo di superare tali problemi mediante il sogno, la creazione», sottolinea Campanella.

L’altro grande tema «è il fallimento di tutti questi tentativi», precisa.

«Il pozzo è stato un testo avveniristico per la sua epoca. In molti lo paragonano a La nausea di Sartre. Se non altro si tratta di un’atmosfera comune, dal momento che Onetti non conosceva il romanzo. E se è vero che lo aveva scritto sette anni prima, Onetti ha preceduto Sartre», spiega la curatrice e critica.

Campanella, che è anche la biografa di Mario Benedetti, racconta l’aneddoto che Onetti si attribuì al momento di scrivere per la prima volta Il pozzo, in verità nei primi anni Trenta.

All’epoca Onetti viveva in Argentina, dove imperava il ferreo mandato di José Félix Uriburu; non potendo andare a comprare le sigarette un fine settimana, il neo-letterato uruguayano, già fumatore incallito, «nella disperazione scrisse Il pozzo, anche se la prima versione andò poi persa», racconta Campanella.

«Nel 1939, quando i suoi amici Juan Cuña y Castel, che avevano una piccola casa editrice che pubblicava libri di poesia, gli chiesero un testo breve, lui lo riscrisse», aggiunge.

«Lo stampano con pochi soldi, su cartastraccia, e sulla copertina mettono un disegno realizzato dall’allora consorte e cugina di primo grado di Onetti (María Julia), al quale aggiungono la firma falsa di (Pablo) Picasso, un ulteriore ingrediente che va a sommarsi alla leggenda e alla fama che ruotano attorno a questo libro e allo stesso Onetti», racconta lo scrittore Wilfredo Penco.

Il pozzo è «un’opera fondativa» e «una scommessa per la scrittura», che si sottrae «a certe forme tradizionali che fino allora imperavano nella letteratura uruguaiana come più in generale in quella ispanoamericana», pone l’accento Penco, che è anche direttore della Academia Nacional de Letras de Uruguay.

Penco sottolinea che Onetti «non è mai stato uno scrittore per il pubblico di massa» e, «per quanto si possa promuovere la sua opera», non lo sarà neanche in futuro.

Secondo la direttrice del Centro Cultural de España di Montevideo, invece, «si sta leggendo di più, diverse generazioni si accostano alla sua scrittura» e Il pozzo è «un’ottima porta d’ingresso» per conoscere la sua opera.

Campanella ricorda l’intensa relazione di Onetti con la Spagna, dove nel 1975 trovò «rifugio e asilo durante la dittatura nel suo paese».

Onetti morì il 30 maggio 1994 a Madrid, città che assieme a Montevideo è diventata il fulcro degli omaggi celebratisi nell’anno dedicato a Onetti.