9788897505204-e1353924710861

Un classico della letteratura argentina

redazione Roberto Arlt, SUR

È in libreria I sette pazzi di Roberto Arlt nelle Edizioni Sur. Pubblichiamo oggi una nota uscita sul quotidiano argentino “Clarín” nel 1999 in occasione del 70° compleanno del romanzo.

di Alberto Gonzalez Toro
traduzione di Barbara Turitto

Ergueta il farmacista domanda a Erdosain: «Chi sono quelli che finiranno per fare la rivoluzione sociale? Sono i truffatori, i disgraziati, gli assassini, i ladri, tutta la teppa che soffre, laggiù in basso, senza nessuna speranza. O credi forse che la rivoluzione la faranno gli impiegatucci e i bottegai?». Forse è qui che sta una delle chiavi di successo de I sette pazzi, romanzo senza tempo di Roberto Arlt pubblicato per la prima volta settant’anni fa, nel 1929.

Roberto Arlt era figlio di immigrati poveri e, finita la scuola dell’obbligo, imparò sin dall’adolescenza che il lavoro «non arricchisce». Sognò tutta la vita di fare fortuna con una trovata geniale, proprio come i suoi personaggi più indimenticabili. L’ambizione di Remo Augusto Erdosain, ad esempio, è quella di metallizzare una rosa. Misero impiegato appartenente alla classe medio-bassa, Erdosain passeggia per il Barrio Norte ammirando i lussuosi edifici dotati di portinai e domestiche, dai quali escono belle e ingenue cameriere.

Umiliato dai debiti e abbandonato dalla moglie, Erdosain si sente corrodere l’anima dall’angoscia. «Gli uomini sono così tristi che hanno bisogno di essere umiliati da qualcuno», riflette. Semplice esattore in uno zuccherificio, Erdosain decide di rubare ai suoi padroni seicento pesos «e sette centesimi». Quando lo scoprono, la sua sventura aumenta così come la sua umiliazione.

Il libro fu scritto tra il 1928 e gli inizi del 1929. In Argentina era terminato il pacifico governo di Marcelo Torcuato de Alvear e la crisi del capitalismo mondiale si sarebbe presto abbattuta sul paese: il colpo di stato del 6 settembre 1930 avrebbe aperto la strada a un decennio nefasto.

In questo contesto, «la sua opera può essere letta come una profezia: più che riflettere la realtà i suoi libri hanno finito per cifrarne la forma futura», sostiene lo scrittore e saggista Ricardo Piglia. I “pazzi” che si riuniscono per cospirare nella villa dell’Astrologo non preannunziano, forse, certi sproloqui degli anni ’70? La società segreta concepita dall’Astrologo vuole sovvertire l’ordine e creare un mondo diverso, «non so se bolscevico o fascista». Per finanziare l’avventura i padri fondatori della setta di Temperley si aspettano di poter contare sugli introiti che (pensano loro) produrrà una catena di postriboli. Un prosseneta, l’ex professore di matematica Arturo Haffner (il Ruffiano Melanconico), ha messo a disposizione della società segreta diverse delle sue puttane. Haffner non crede nella rivoluzione né a niente, ma la noia lo ha spinto a partecipare al progetto.

Col suo abito logoro, la camicia scolorita dai tanti lavaggi e la cravatta sfilacciata, Erdosain va a trovare Ergueta il farmacista per chiedergli i soldi che ha rubato, e che ha promesso di restituire il giorno dopo. Ascoltata la supplica dell’amico, Ergueta risponde con quella che ormai è una frase celebre della letteratura argentina: «Smamma, stronzetto, smamma».

Il romanzo è incessantemente percorso dai temi del denaro e dell’ansia di potere, ma anche dall’assenza di Dio e dall’angoscia dell’esistenza, che va oltre le tribolazioni di una classe sociale. Per Arlt la sofferenza è inerente all’essere umano, ne è la “sostanza”. Il Male, inoltre, è sempre presente, come una forma di autodistruzione. E il sesso è il contrario della ricerca della purezza; come fosse San Paolo, Erdosain può dire: «Prima di sposarmi io pensavo con orrore alla fornicazione. Nella mia mente un uomo si sposava solo per stare sempre accanto a sua moglie e godere la gioia di potersi vedere in ogni momento, e parlarsi e amarsi con gli occhi, con le parole e coi sorrisi».

Il cronista che racconta la storia arguisce: «Ormai non aveva più alcuna speranza e la sua paura di vivere diveniva più potente quando pensava che non avrebbe potuto mai avere illusioni, quando, con ostinazione, gli occhi fissi in un angolo della stanza, riconosceva che gli era indifferente lavorare come sguattero in un’osteria o come cameriere in un bordello».

Nel frattempo l’Astrologo si abbandona al suo delirio: «Questo è un paese di bestie. Bisogna fucilare. È una cosa indispensabile. Soltanto se seminiamo il terrore ci rispetteranno. L’uomo è vile fino a questo punto».

Scrive il critico Oscar Masotta: «I personaggi di Arlt non cercano di far saltare in aria il mondo delle classi alte, bensì di ergersi a giustizieri delle classi basse». L’umiliato umilia coloro i quali stanno peggio di lui sulla scala sociale. E nella sua degradazione sente una specie di piacere feroce.

Creatore del romanzo moderno in Argentina, «Arlt ci dà continuamente prova del fatto che lui e i suoi personaggi sono fuori dalla grazia di Dio», dice David Viñas, secondo il quale Arlt e Domingo Faustino Sarmiento sono «le due uniche figure della letteratura argentina che possono essere chiamate geniali persino per le contraddizioni e le arbitrarietà».

Geniale, anarchico, nichilista, aspro critico della società borghese, esistenzialista prima di Camus, alla ricerca di Dio, moralista a oltranza, sarcastico, sfortunato, Roberto Arlt è quanto mai attuale. I sette pazzi è un classico. È probabile che la sua qualità profetica tenga in serbo per noi altro delirio, angoscia, umiliazione.

La prima edizione de I sette pazzi (Editorial Latina, 1929) si componeva di mille esemplari. Chi siano i pazzi del titolo Arlt non lo precisa mai, ma il sette che è un numero della Cabala deve aver entusiasmato un uomo affascinato dalle scienze occulte. Indubbiamente, tra questi si contano:

Remo Augusto Erdosain
Esattore in uno zuccherificio. Angosciato, si chiede continuamente che senso abbia la vita. Viene lasciato dalla moglie, Elsa, che non sopporta la sua “pazzia”.

L’Astrologo
Vive in una villa di Temperley. È convinto che la menzogna sia la base della società e sogna un mondo governato dalla scienza e dalla tecnologia, mentre cita Lenin e Mussolini. Predica la violenza e pensa di finanziare la sua avventura aprendo una catena di postriboli.

Arturo Haffner, il Ruffiano Melanconico
Ex professore di matematica, sfrutta a suo vantaggio il lavoro di varie prostitute, che è solito picchiare per “noia”.

Il Cercatore d’Oro
Dice di aver trovato molto oro in Patagonia. Usa sempre il suo revolver. Visse in campagna fino a 14 anni. Vive con la paura di contrarre la tubercolosi.

Il Maggiore
La sua missione è di “infiltrasi” nelle caserme. «Il nostro esercito è minato da ufficiali scontenti», dice. E aggiunge, in anticipo sul colpo di stato del 1930: «Il nostro paese potrebbe essere terreno prospero per una dittatura».

Condividi