Teatro dell’assurdo, poesia modernista e narrativa fantastica di uno scrittore pericoloso che non si piega al regime.

redazione Ritratti, SUR Lascia un commento

Ricorre quest’anno il centesimo anniversario della nascita di un importante scrittore cubano praticamente sconosciuto in Italia, Virgilio Piñera. Ce ne parla Gordiano Lupi, impegnato da anni a far conoscere la realtà cubana che sta al di là della cortina fumogena sollevata dalla propaganda del regime. Lupi ha tradotto alcuni autori cubani (Felix Luis Viera, Alejandro Torreguitart Ruiz) e la famosa blogger Yoani Sánchez, e ha pubblicato diversi libri che toccano vari aspetti della realtà dell’isola. Per saperne di più sulla sua attività, si veda il suo sito: www.infol.it/lupi/ dove è possibile scaricare in pdf “Fuera del juego”, un testo poetico del 1968 del poeta cubano Heberto Padilla, che fu al centro di un famoso caso di repressione castrista. La presentazione di Piñera è seguita da due brevi testi con la traduzione di Lupi, che ringraziamo per averci fornito questo materiale.

di Gordiano Lupi

Guillermo Cabrera Infante racconta in Mea Cuba (Est, 2000) che la morte e il funerale di Virgilio Piñera si trasformarono in una commedia dell’assurdo come quelle che l’autore era solito scrivere. Moriva uno dei più grandi scrittori popolari cubani, ma il regime che aveva perseguitato Piñera con tecniche staliniste faceva di tutto perché nessuno partecipasse al suo funerale. Non solo. I giornali sudamericani non scrissero una parola sulla morte di Virgilio Piñera e la stampa italiana si adeguò perfettamente. L’editoria nostrana non conosce Piñera, anche se è un autore di livello mondiale, alla pari di Lezama Lima, Carpentier e Cabrera Infante. In Italia non esiste un solo romanzo pubblicato, a parte La carne di René, edito da un piccolo editore, da anni fuori catalogo e consultabile solo con prestito interbibliotecario. Stessa cosa dicasi per poesie, opere teatrali e racconti. Virgilio Piñera, secondo i nostri esperti di letteratura cubana, non è degno di comparire nemmeno in antologie di autori sudamericani. Ha avuto il torto di non schierarsi dalla parte del più forte, come capita a molti uomini liberi. Ripercorriamo la sua storia.

Virgilio Piñera nasce il 4 agosto 1912 a Cardenas (Matanzas), da padre agricoltore e madre maestra, ma la famiglia si trasferisce presto a Guanabacoa (Ciudad Habana) per motivi di lavoro. Nel 1925 consegue il diploma liceale a Camagüey, allievo di Felipe Echemendía e Felipe Pichardo Moya che lo indirizzano alla passione letteraria. Nel 1935 fonda, con Luis Martínez e Aníbal Vega, la Hermanedad de Jóvenes Cubanos, organizzazione per la diffusione della cultura. Comincia a scrivere le prime poesie e sente crescere dentro la sua vocazione di scrittore. Nel 1937 va a vivere all’Avana, dove viene iscritto gratuitamente alla facoltà di Lettere e Filosofia, a causa della precaria situazione economica. Questo dimostra un’altra bugia della propaganda castrista: non è un merito della Rivoluzione aver inserito le facilitazioni allo studio per i ragazzi meritevoli. Virgilio Piñera è uno studente molto dotato che vede pubblicare la poesia El grito mudo nell’antologia La poesia cubana en 1936 a cura di Juan Ramón Jiménez. Il suo debutto pubblico come poeta risale al 1938 alla Sociedad Lyceum con la lettura di alcuni testi di buona qualità presentati da José Antonio Portuondo (1911-1996). Nello stesso anno scrive l’opera teatrale Clamor en el penal, la prima di un gran numero di commedie, e definisce lo stile letterario. Nel 1939 pubblica altre poesie nella rivista Espuela de Plata (1939-1941), diretta dal poeta José Lezama Lima, dal critico d’arte Guy Pérez Cisneros e dal pittore Mariano Rodríguez, una delle riviste che precede Orígines (1944-1956).

Nel 1940 collabora alla rivista Grafos e scrive il racconto El conflicto. Nel 1941 pubblica la prima raccolta di poesie, Las furias, scrive l’opera teatrale Electra Garrigó, la migliore e più rappresentata di un vasto repertorio, tiene una conferenza su Gertrudis Gómez de Avellaneda, poetessa e narratrice cubana del secolo XIX. La conferenza su Avellaneda è un momento importante nella poetica di Piñera e fa capire la sua profonda polemica con il passato. “La Avellaneda ha un solo segreto: adornare tutto con le gale orientali delle parole e delle frasi più ricercate e melodiose. Parlare molto senza dire niente o quasi niente”. Piñera è uno scrittore moderno che rompe con la tradizione accademica e con la retorica del passato, sia nella saggistica che nella poesia. Scrive il saggio Dos poemas, dos poetas, dos modos de poesia, su Elegia sin nombre (1936) di Emilio Ballagas e Muerte de Narciso (1937) di José Lezama Lima, due figure poetiche importanti nella sua formazione culturale.

Nel 1942 fonda e dirige la rivista Poeta che ha breve vita (solo due numeri), ma è importante per alcuni saggi sulla scrittura che contengono la sua filosofia: “Per me scrivere è stata sempre una vera tortura”. Nel 1943 appare il lungo poema La isla en peso, testo fondamentale nella storia della poesia cubana del XX secolo, paradigma di tutta la sua opera, lavoro emblematico come rottura degli schemi lirici tradizionali. Nel 1944 pubblica Poesia y prosa, dove riunisce otto poesie e quattordici racconti (tra questi Vida de Flora) che confermano la rottura con i vecchi schemi. Nel 1945 collabora a Orígines e scrive poesie importanti come En estos páramos, El oro de los días, Tesis del gabinete azul e La oscura.

Nel 1946 lo troviamo a Buenos Aires dove rimane per un anno come vicario della Commissione Nazionale della Cultura ed entra in contatto con i migliori scrittori argentini che influiscono sulla sua formazione. Pubblica il racconto En el insomnio sulla rivista Anales de Buenos Aires, diretta da Borges, scrive su La Nación un articolo intitolato Los valores más jóvenes de la literatura cubana e compone la poesia Treno per la muerte del príncipe Fuminario Konoye. Prima di fare rientro all’Avana pubblica il racconto El señor ministro, ancora su Anales de Buenos Aires, alcune critiche su Realidad e diverse plaquettes ironiche.

Il 23 ottobre 1948 debutta la commedia Electra Garrigó, interpretata dal gruppo teatrale Prometeo nel Teatro Valdés Rodríguez dell’Avana. La critica accoglie il lavoro in maniera sfavorevole e Piñera si vendica dei commentatori definendoli incolti sulla rivista Prometeo, nell’articolo Ojo con el critico. Nello stesso anno scrive le commedie Jesús e Falsa alarma, la prima del teatro dell’assurdo ispanoamericano, antecedente a La cantatrice calva di Ionesco che risale al 1950. Falsa alarma viene pubblicata su Origines nel 1949, anno in cui Piñera comincia a scrivere il romanzo La carne di René (unico libro tradotto in italiano, ma difficilmente reperibile), pubblicato nel 1952 da Editorial Siglo XX di Buenos Aires. È anche l’anno del colpo di Stato di Batista che conquista il potere con l’aiuto dell’esercito. Piñera fa la spola tra L’Avana e Buenos Aires, città dove ricopre importanti incarichi consolari ma che ama per il moderno clima culturale. Scrive il racconto El gran baro, collabora a Ciclón, diretta da José Rodriguez Feo, interrompe la collaborazione con Orígines di Lima che persegue altri ideali estetici ed entra nella redazione di Sur (pubblica il racconto El Enemigo). Borges inserisce il racconto En el insomnio nella antologia Cuentos breves y extraordinarios.

Nel 1956 Piñera pubblica Cuentos fríos e, proprio mentre chiude la rivista Orígines, intensifica la collaborazione con Sur dove presenta i racconti La carne, La caída e El infierno. Nel 1957 pubblica tre racconti su Les Temps Modernes, mentre chiude anche Ciclón, perché secondo Rodríguez Feo non è il caso di fare una rivista letteraria nel pieno di una lotta armata contro Batista. Piñera continua a lavorare, viene rappresentata Falsa alarma, pubblica racconti sulla rivista Carteles e scrive la pièce teatrale La boda che verrà rappresentata un anno dopo.

Il primo gennaio 1959 trionfa la Rivoluzione. Piñera scrive la commedia El flaco y el gordo, pubblica Aire frío con Editorial Pagrán e comincia a collaborare attivamente al periodico Revolución, diretto da Carlos Franqui. Piñera cura la sezione Puntos, comas y paréntesis, all’interno della quale pubblica saggi e testi critici sotto lo pseudonimo di El Escriba. Molto importante anche la collaborazione a Lunes de Revolución, diretto da Guillermo Cabrera Infante, settimanale in polemica con Lima, Vitier e con tutti i rappresentati della vecchia rivista Orígenes. Le biografie pubblicate dai testi cubani tacciono colpevolmente sul fatto che Revolución e Lunes de Revolución erano riviste dirette da Franqui e Cabrera Infante, intellettuali dissidenti depennati da tutti i libri di letteratura dopo il loro esilio volontario. Tacciono pure sui gravi problemi insorti tra Piñera e il regime dopo una prima fase di convinta condivisione dei valori rivoluzionari. Lo pseudonimo di El Escriba è un’imposizione governativa, per coprire il nome di Piñera, autore noto per le abitudini omosessuali che la Rivoluzione vuole mettere al bando. Tutto ciò nonostante Piñera accetti le riforme rivoluzionarie e scriva articoli come La riforma literaria e Literatura y revolución, che comunque contengono critiche verso la letteratura diretta e al servizio della politica. Nell’articolo Pasado y presente de nuestra cultura (1960) mette in evidenza il grande cambiamento culturale rispetto al passato e si dice disposto a partecipare attivamente al processo rivoluzionario.

Nel 1960, Jean Paul Sartre e Simone de Beauvoir assistono a una nuova rappresentazione di Electra Garrigó, mentre viene pubblicato il Teatro completo di Piñera da Ediciones R dell’Avana. Casa de las Américas fa conoscere il primo capitolo del romanzo Presiones y diamantes, Lunes pubblica la commedia La sorpresa e Piñera scrive El filántropo. A questo punto i testi cubani scrivono che nel 1961 cessa le pubblicazioni Lunes de Revolución, ma non spiegano il motivo, perché non possono. Carlos Franqui e Cabrera Infante sono sempre più critici verso Fidel Castro, e il Comandante mette a tacere una voce libera e indipendente. Il 1961 è l’anno decisivo della crisi di rapporti tra Piñera e la Rivoluzione. Lo scrittore non sopporta l’idea di un’arte sottomessa a un disegno politico e critica la messa al bando di libri e pellicole considerate controrivoluzionarie. Il famoso discorso agli intellettuali di Fidel Castro rappresenta la consacrazione di una politica che non può vedere Piñera al fianco di chi imbavaglia gli intellettuali. “Nella Rivoluzione tutto. Fuori della Rivoluzione niente. Il primo diritto della Rivoluzione è quello di esistere. Contro la Rivoluzione non può essere ammessa un’attività intellettuale che ne metta in pericolo l’esistenza”. Sono parole di Fidel Castro. Resta famosa la breve replica di Virgilio Piñera: “Ho molta paura. Non so perché ho questa paura, però so che è la sola cosa che voglio dire”. Reinaldo Arenas citerà questa frase storica di Piñera nel romanzo El portero.

Nella vita cubana repressione e censura assumono un ruolo di primo piano, gli intellettuali che vogliono restare liberi non hanno vita facile e si rendono conto che la Rivoluzione si sta trasformando in una spietata dittatura. Questo è il vero motivo della chiusura di Lunes de Revolución, ricostruzione storica che non troverete mai nei libri di letteratura cubana. A Cuba non si fa parola neppure dell’arresto di Piñera, avvenuto nel 1961, durante una notte infernale che vede la polizia dare la caccia a prostitute, magnaccia e omosessuali, pure se lo scrittore si trova a casa, non è per strada ad adescare ragazzini. Secondo i principi rivoluzionari l’omosessualità è un decadente vizio borghese da estirpare, opposto alla naturale e sana eterosessualità del popolo. L’omofobia è un tratto caratteristico della cultura cubana, ma la Rivoluzione contribuisce a rinforzarlo e per gli omosessuali comincia un periodo di tristi persecuzioni. Virgilio Piñera resta a Cuba, nonostante la vita sia diventata un inferno, non se la sente di compiere la stessa scelta di Cabrera Infante, Carlos Franqui e Reinaldo Arenas. Piñera dirige Ediciones R, molte commedie vengono rappresentate all’Avana e persino in televisione, viaggia in Cecoslovacchia e in Belgio, scrive il racconto Oficio de tinieblas e le poesie Un hombre es así, Yo estallo, El delirante e Un bamboleo frenético. La rivista nordamericana Odyssey pubblica una versione inglese della sua opera teatrale Los siervos e del racconto El gran Baro. Scrive i racconti Un fantasma a posteriori, Amores de vista, El señor ministro e le poesie Los muertos de la patria, Palma negra, Sin embargo…, Entre la spada y la pared e Cuando vengan a buscarme.

Nel 1963 pubblica il romanzo Pequeñas maniobras (Ediciones R.), il racconto El filántropo viene tradotto in francese sulla rivista Les Temps Modernes e scrive la commedia Siempre se olvida algo. Nel 1964 viene ancora rappresentata Electra Garrigó ed Ediciones Unión pubblicano Cuentos completos. Piñera viaggia in Europa, lo troviamo a Praga, Milano e Parigi. Nel 1965 scrive la poesia El jardín, il racconto El caso Baldomero e l’opera teatrale El no, proprio mentre si adatta per la televisione la commedia El álbum. Nel 1965, Piñera denuncia anche l’infame apertura delle UMAP, campi di lavoro forzato per antisociali dove vengono rinchiusi omosessuali, santeros, religiosi, rockettari e persone non in sintonia con la Rivoluzione. Questo i testi cubani non lo ricordano, soprattutto non rammentano le frasi con cui lo scrittore afferma che a Cuba sono ben sessantamila gli omosessuali arrestati. Nel 1966 partecipa al Secondo Incontro Nazionale degli Scrittori e degli Artisti a Matanzas, scrive la commedia La niñita querida. Nel 1967 fa parte della giuria del Premio Casa de las Americas, viene pubblicato il romanzo Presiones y diamantes (Unión), scrive la commedia Dos viejos pánicos, le poesie En el Gato Tuerto, Solicitus de canonización de Rosa Cagí e El banco que murió de amor. Nel 1968 vince il Premio Casa de las Americas per il teatro con Dos viejos pánicos e scrive la nuova commedia Una caja de zapatos vacía.

Virgilio Piñera si afferma come uno dei più importanti autori di teatro del XX secolo, le sue opere vengono rappresentate anche a Bogotà e a New York, soprattutto Dos viejos pánicos. Ediciones Unión pubblicano La vida entera, antologia della sua opera poetica, che rappresenta l’ultimo atto del suo esercizio letterario legittimato dallo Stato. I primi anni Settanta sono i peggiori momenti della repressione nei confronti degli intellettuali che non si schierano anima e corpo con la Rivoluzione. Se sfogliate un testo di letteratura cubana autorizzato dal regime, vi rendete conto che dal 1970 al 1978 (anno della morte), Virgilio Piñera sembra non esistere, non pubblica niente, perché il governo lo mette da parte. “La proprietà intellettuale è dello Stato”, affermano i principi rivoluzionari, ma soprattutto gli artisti dissidenti e omosessuali vengono messi al bando perché negativi per la morale rivoluzionaria.  Un omosessuale rischia trent’anni di galera e addirittura la pena di morte se ricopre un incarico pubblico. Piñera viene censurato a Cuba, accusato di omosessualità per metterlo ai margini della vita culturale. A Lezama Lima le cose vanno meglio, perché Paradiso (1968) è purgato dei passaggi omosessuali, ma non viene ritirato dal commercio. Reinaldo Arenas vive sulla sua pelle ogni tipo di persecuzione, ben descritte nel romanzo confessione Prima che sia notte (edito in Italia da Guanda), fino al sofferto esilio volontario.

Le opere di Piñera continuano a circolare fuori da Cuba. L’atto unico Estudio en blanco y negro viene pubblicato in Spagna, proprio mentre Dos viejos pánicos è rappresentato a Madrid ed esce tradotto in francese Cuentos fríos. Piñera scrive El trac, nuova opera teatrale, e molte poesie ricche di giochi verbali, ma il suo teatro conquista l’Europa. A Londra e a Francoforte sono rappresentate Electra Garrigó e Dos viejos pánicos.  In Romania viene tradotto il romanzo Pequeñas maniobras, la televisione spagnola e la radio argentina diffondono Aire frío e Estudio en blanco y negro. Piñera muore di infarto cardiaco all’Avana il 18 ottobre 1979, proprio mentre sta scrivendo l’opera di teatro Un pico o una pala.

Dopo il 1985 a Cuba comincia il processo di rettificazione degli errori, le figure letterarie di Lezama Lima e Virgilio Piñera vengono rivalutate e valorizzate, omettendo tutte le persecuzioni che hanno dovuto subire. Piñera ha molti estimatori e discepoli tra gli scrittori cubani contemporanei della diaspora: Antón Arrufat, Abilio Estévez (I palazzi distanti e Tuo è il regno, Adelphi), Karla Suarez (Silenzi e La viaggiatrice, Guanda) ed Ena Lucía Portela. Il regime cubano ha messo al bando per anni l’opera di Piñera, ma adesso pare che voglia riconvertirlo alla causa rivoluzionaria, modificando e adattando alla bisogna persino la sua biografia. L’operazione è davvero squallida ma in perfetta sintonia con lo stile di una dittatura che non concede nessuno spazio ala libertà individuale. Un ottimo sito cubano raccoglie notizie sulla vita (omettendo i problemi tra il poeta e il regime), un’antologia di testi, la bibliografia e alcuni giudizi critici:
www.cubaliteraria.cu/autor/virgilio_pinnera/index.html

GRAFOMANÍA

TODOS LOS ESCRITORES – los grandes y los chupatintas – han sido citados a juicio en el desierto de Sahara. Por cientos de miles este ejército poderoso pisa las candentes arenas, tiende la oreja – la aguzada oreja – para escuchar la acusación. De pronto sale de una tienda un loro. Bien parado sobre sus patas infla las plumas del cuello y con voz cascada – es un loro bien viejo – dice:
– Estáis acusados del delito de grafomanía.
Y acto seguido vuelve a entrar en la tienda.
Un soplo helado corre entre los escritores. Todas las cabezas se unen; hay una breve deliberación. El más destacado de entre ellos sale de las filas.
– Por favor… – dice junto a la puerta de la tienda.
Al momento aparece el loro.
– Excelencia – dice el delegado –. Excelencia, en nombre de mis compañeros os pregunto: ¿Podremos seguir escribiendo?
– Pues claro – casi grita el loro –. Se entiende que seguirán escribiendo cuanto se les antoje.
Indescriptible júbilo. Labios resecos besan las arenas, abrazos fraternales, algunos hasta sacan lápiz y papel.
– Que esto quede grabado en letras de oro – dicen.
Pero el loro, volviendo a salir de la tienda, pronuncia la sentencia:
– Escribid cuanto queráis – y tose ligeramente –, pero no por ello dejaréis de estar acusados del delito de grafomanía.

GRAFOMANIA
Traduzione di Gordiano Lupi

TUTTI GLI SCRITTORI – i grandi come gli imbrattacarte – vengono citati a giudizio nel deserto del Sahara. Un esercito poderoso calpesta la sabbia incandescente per centinaia di miglia, tende gli orecchi – i ben disposti orecchi – per ascoltare l’accusa. Subito esce da una tenda un pappagallo. Ben fermo sulle zampe gonfia le piume del collo e con voce roca – è un pappagallo piuttosto vecchio – dice:
– Siete accusati del delitto di grafomania.
E subito dopo rientra nella tenda.
Gli scrittori si sentono gelare il sangue nelle vene. Le diverse intelligenze si uniscono e giungono a una rapida decisione. Il più famoso del gruppo si fa avanti.
– Per favore… – dice davanti alla porta della tenda.
Subito compare il pappagallo.
– Ecellenza – dice il delegato – Eccellenza, in nome dei miei compagni vi chiedo: Possiamo continuare a scrivere?
– Certo – dice il pappagallo quasi con un grido – S’intende che potete continuare a scrivere quanto volete.
Una gioia indescrivibile. Labbra screpolate baciano la sabbia, abbracci fraterni, alcuni estraggono subito carta e penna.
– Che le tue parole siano incise a lettere d’oro – dicono.
Ma il pappagallo, uscendo di nuovo dalla tenda, pronuncia la sentenza.
– Scriverete quanto vorrete – e tossisce leggermente – ma non per questo smetterete di essere accusari del delitto di grafomania.

UNA DESNUDEZ SALVADORA

ESTOY DURMIENDO en una especie de celda. Cuatro paredes bien desnudas. La luna cuela sus rayos por el ventanillo. Como no dispongo de un mísero jergón me veo obligado a acostarme en el suelo. Debo confesar que siento bastante frío. No es invierno todavía, pero yo estoy desnudo y a esta altura del año la temperatura baja mucho por la madrugada.
De pronto alguien me saca de mi sueño. Medio dormido todavía veo parado frente a mí a un hombre que, como yo, también está desnudo. Me mira con ojos feroces. Veo en su mirada que me tiene por enemigo mortal. Pero esto no es lo que me causa mayor sorpresa, sino la búsqueda febril que el hombre acaba de emprender en espacio tan reducido. ¿Es que se dejó algo olvidado?
–¿Ha perdido algo? –le pregunto.
No contesta a mi pregunta, pero me dice:
–Busco un arma con que matarte.
–¿Matarme…? –la voz se me hiela en la garganta.
–Sí, me gustaría matarte. He entrado aquí por casualidad. Pero ya ves, no tengo un arma.
–Con las manos –le digo a pesar de mí, y miro con terror sus manos de hierro.
–No puedo matarte sino con un arma.
–Ya ves que no hay ninguna en esta celda.
–Salvas la vida –me dice con una risita protectora.
–Y también el sueño –le contesto.
Y empiezo a roncar plácidamente.

UNA NUDITÁ SALVIFICA
Traduzione di Gordiano Lupi

STO DORMENDO in una specie di cella. Quattro pareti completamente nude. La luna filtra i suoi raggi dal finestrino. Visto che non dispongo neppure di un misero pagliericcio mi vedo obbligato a coricarmi per terra. Devo confessare che sento abbastanza freddo. Non è ancora inverno, ma sono nudo e in questo periodo dell’anno la temperatura scende molto nelle prime ore del mattino.
All’improvviso qualcuno mi risveglia dal mio sonno. Ancora mezzo addormentato vedo immobile davanti a me un uomo, pure lui nudo. Mi osserva con occhi feroci. Vedo nel suo sguardo che mi considera un nemico mortale. Ma non è questo a sorprendermi di più, quanto il fatto che l’uomo stia compiendo una ricerca febbrile in uno spazio così ridotto. Forse ha dimenticato qualcosa?
– Ha perso qualcosa? – gli chiedo.
Non risponde alla mia domanda, ma dice:
– Cerco un’arma per ucciderti.
– Uccidermi…? – le voce mi si ferma in gola.
– Sì, mi piacerebbe ucciderti. Sono entrato qui per caso. Ma come vedi, non ho un’arma.
– Con le mani -–gli dico nonostante stia parlando di me, e guardo con terrore le sue mani di ferro.
– Non posso ucciderti senza un’arma.
– Come vedi in questa cella non ce ne sono.
– Ti sei salvato la vita – mi dice con una risata protettiva.
– E anche il sonno – gli rispondo.
E comincio a russare tranquillamente.

BIBLIOGRAFIA

Las furias. Poemas. Viñeta y dibujo René Portocarrero. La Habana, Úcar García, 1941.
El conflicto. Un cuento. La Habana, 1942.
La pintura de Portocarrero. La Habana, Editorial Guerrero, 1942.
La isla en peso. Un poema. La Habana, Tipografía García, 1943.
Poesía y prosa. La Habana, Editorial Serafín García, 1944.
La carne de René. Novela. Buenos Aires, Editorial Siglo XX, 1952.// Madrid, Ediciones Alfaguara, 1985.// Pról. Antón Arrufat. La Habana, Ediciones Unión, 1995.
Cuentos fríos. Buenos Aires, Editorial Losada, 1956.
Aire frío: tres actos. Ed. Inaugural Extraordinaria. La Habana, Editorial Pagrán, 1959.
Teatro completo. La Habana, Ediciones R, 1960.
Pequeñas maniobras. Novela. La Habana, Ediciones R, 1963.
Cuentos. La Habana, Ediciones Unión, 1964.// Madrid, Ediciones Alfaguara, 1983 (Literataura Alfaguara, 120).// Madrid, Ediciones Alfaguara, 1990.
Presiones y diamantes. Novela. La Habana, Ediciones Unión, 1967.
Dos viejos pánicos. Teatro. La Habana, Casa de las Américas, 1968 (Colección Premio).// Buenos Aires, Centro Editor de América Latina, 1968.
La vida entera. Poesías. La Habana, Ediciones Unión, 1969.
El que vino a salvarme. Cuentos. Pról. José Bianco. Buenos Aires, Editorial Sudamericana, 1970.
Una caja de zapatos vacía. Teatro. Edición crítica y prólogo Luis F. González-Cruz. Miami, Florida, Ediciones Universal, 1986.
Un fogonazo. Cuento. La Habana, Editorial Letras Cubanas, 1987.
Muecas para escribientes. Cuento. La Habana, Editorial Letras Cubanas, 1987.// Madrid, Ediciones Alfaguara, 1990 (Alfaguara Hispánica, 72).// México, Editorial Diana, 1995.
Una broma colosal. Poesía. Introd. Antón Arrufat. La Habana, Ediciones Unión, 1988.
Teatro inconcluso. Selección, ordenamiento y prólogo Rine Leal. La Habana, Ediciones Unión, 1990.
Algunas verdades sospechosas. Cuentos. Selección Jorge Ángel Pérez Sánchez. Pról. Salvador Redonet. La Habana Editorial Abril, 1992.El viaje. Un cuento. Pról. Mirta Yáñez. La Habana, Ediciones Unión, 1992.
Teatro inédito. La Habana, Editorial Letras Cubanas, 1993.
El no. Teatro. Pról. Ernesto Hernández Busto. Coyoacán, Editorial Vuelta, 1994.
Cuentos de la risa del horror. Selección Efraín Rodríguez Santana. Bogotá, Editorial Norma, 1994.
Poesía y crítica. Selección y prólogo Antón Arrufat. México, Consejo Nacional para la Cultura y las Artes, 1994.

Edizioni Italiane

La carne di René – traduzione di Giancarlo De Pretis – Il Quadrante – Torino, 1988 – ISBN 8871800664 – reperibile in prestito alla Biblioteca di Scienze Letterarie e Filologiche di Torino

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