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Mario Vargas Llosa nelle parole di César Aira

César Aira Ritratti, Scrittura, SUR Lascia un commento

Torna l’appuntamento con i premi nobel della letteratura latinoamericana: oggi vi presentiamo la voce del Diccionario de autores latinoamericanos di César Aira dedicata allo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa.

di César Aira

traduzione di Raul Schenardi

Mario Vargas Llosa (Perù). Nacque ad Arequipa nel 1936. Studiò alla scuola militare Leoncio Prado, all’Università di San Marcos e poi a Madrid. Visse a Parigi fino al 1966, poi si trasferì a Barcellona e infine tornò nel suo paese, ormai consacrato come uno dei romanzieri contemporanei baciati dal successo. Il suo primo libro fu una raccolta di racconti, Los jefes (1958), con cui si inseriva nella linea di narrativa urbana inaugurata in quegli anni in Perù da Ribeyro e Congrains Martin. Nel 1962 ottenne il premio Biblioteca Breve e la consacrazione internazionale con La ciudad y los perros, denso romanzo ambientato nel Liceo Leoncio Prado; lì sfoggia già la tecnica, che in seguito avrebbe perfezionato, di una narrazione su vari piani simultanei, costruendo un puzzle che il lettore presto si abitua a decifrare; occorre però precisare che, una volta ricombinati questi elementi, la narrativa di Vargas Llosa è strettamente realista. La casa verde (1966) è ambientata nella foresta di Piura e in un bordello in mezzo alla foresta. Los cachorros. Pichula Cuéllar (1967) è un romanzo breve. Conversación en la catedral (1969), lungo romanzo che ricrea, con un ampio dispiegamento di mezzi stilistici, gli anni della dittatura di Odría (1948-1956), è uno degli esempi più riusciti di “romanzo affresco” di una società. Dopo questo grande sforzo Vargas Llosa ripiegò su romanzi di minor impegno, intercalati con altri di impronta umoristica: Pantaleón y las visitadoras (1973), La tía Julia y el escribidor (1977), La guerra del fin del mundo (1981), ispirata a Os sertôes di Euclides da Cunha, Historia de Mayta (1984), di argomento politico, ¿Quién mató a Palomino Molero? (1986), El hablador (1987), Elogio de la madrasta (1988), Lituma de los Andes (1993), con cui vinse il Premio Planeta in Spagna, un ritorno alle modalità formali dei suoi romanzi di gioventù (il sergente Lituma era un personaggio di La casa verde), Los papeles de don Rigoberto (1997). Ha scritto anche un libro su García Márquez, Historia de un deicidio (1971), un altro su Flaubert, La orgía perpetua (1975), uno sul suo compatriota Arguedas, José María Arguedas, entre sapos y halcones (1978), e a partire dal 1983 ha raccolto i suoi articoli giornalistici nei volumi intitolati Contra viento y marea. Le sue note di critica letteraria sono state riunite in La verdad de las mentiras (1990). Ha scritto anche diverse opere teatrali: La señorita de Tacna (1983), Kathie y el hipopótamo (1983), El loco de los balcones (1993). Nel 1990 Vargas Llosa si candidò alla presidenza del Perù; sconfitto, lasciò il paese e poco dopo prese la nazionalità spagnola. Racconta questa esperienza nel libro El pez en el agua (1993). Nel 1994 vinse il premio Cervantes. [E nel 2010 il premio Nobel; il Diccionario di Aira è stato pubblicato nel 2001, dunque non poteva darne conto, così come dei libri pubblicati in seguito da Vargas Llosa; NdT]

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