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Borges nelle parole di César Aira

César Aira Ritratti, SUR Lascia un commento

Pubblichiamo oggi la voce del Diccionario de escritores latinoamericanos di César Aira  dedicata a Jorge Luis Borges. Qui tutte le voci del Diccionario che abbiamo tradotto.

di César Aira
traduzione di Raul Schenardi

Borges, Jorge Luis. Nacque a Buenos Aires nel 1899, da una coppia di persone colte di origini inglesi, portoghesi e creole. Il padre fu professore di psicologia, entusiasta della letteratura inglese, amico di Macedonio Fernández ed Evaristo Carriego, nonché scrittore quasi segreto (pubblicò un romanzo di ambientazione creola, El caudillo); da lui Borges ereditò la debolezza della vista, che lo avrebbe lasciato cieco verso i cinquant’anni. Trascorse l’infanzia nel quartiere Palermo, che poi celebrò in racconti e poesie; nel 1914 la famiglia si stabilì in Europa, a Ginevra, dove il giovane Borges frequentò il liceo, poi a Lugano e nel 1919 in Spagna, dove collaborò alla formazione del movimento ultraista che avrebbe importato a Buenos Aires al suo rientro l’anno successivo; i primi anni dopo il suo ritorno furono fecondi in attività di divulgatore e pubblicista: nel 1921 fondò la rivista murale Prisma; nel 1922, Proa, e poco dopo divenne collaboratore e animatore della rivista e del gruppo Martín Fierro. Nel 1923 apparve il suo primo libro di poesie, Fervor de Buenos Aires. Questo primo ciclo poetico, ultraista e criollista, si completa con altri due libri: Luna de enfrente (1925) e Cuaderno San Martín (1929). I suoi tre primi volumi di saggi, Inquisiciones (1925), El tamaño de mi esperanza (1926) e El idioma de los argentinos (1928), pieni di entusiasmi stilistici giovanili, non furono rieditati mentre l’autore era in vita. Grazie all’importo del Premio municipale ottenuto con Cuaderno San Martín, Borges dedicò un anno alla redazione di uno studio su un poeta considerato allora (come oggi) assolutamente minore; la sua esegesi fu un esperimento di appropriazione; il libro, che apparve nel 1930 con il titolo Evaristo Carriego, è il suo primo capolavoro. Nei saggi riuniti nel 1932, Discusión, il peculiare universo borgesiano si mostra ormai maturo. 1935: Historia universal de la infamia, glosse di vite di delinquenti d’Oriente e d’Occidente, fra cui il primo racconto originale di Borges, ancora carico di elementi pittoreschi, “El hombre de la esquina rosada”. 1936: un altro dei suoi eccellenti volumi di saggi: Historia de la eternidad. Nel 1938 morì suo padre, e Borges cominciò a lavorare in una biblioteca municipale. In quegli anni, la sua amicizia e collaborazione con Bioy Casares diedero come frutto l’importantissima Antología de la literatura fantástica (1940), una Antología poética argentina (1941) (a entrambe collaborò anche Silvina Ocampo), Los mejores cuentos policiales (1943) e i racconti dello scrittore fittizio Bustos Domecq; inoltre, insieme crearono la collana di romanzi polizieschi “El séptimo círculo”.

Nel 1938 Borges subì un grave incidente (una ferita alla testa che gli provocò la setticemia); durante la convalescenza, temendo di aver perso le proprie facoltà mentali, provò a scrivere un racconto, genere che quasi non aveva praticato, per poter incolpare la propria inesperienza in caso di fallimento. Il risultato fu “Pierre Menard, autor del Quijote”. E nel 1941 fu pubblicato il suo primo libro di racconti, El jardín de senderos que se bifurcan, che contiene diversi dei suoi classici: “Tlön, Uqbar, Orbis Tertius”, “Las ruinas circulares”, “La biblioteca de Babel”, oltre a “Pierre Menard” e a quello che da il titolo al volume. Già allora Borges era considerato un maestro e uno scrittore senza pari nella letteratura argentina; non avendo ricevuto con El jardín de senderos que se bifurcan il Premio nazionale di letteratura di quell’anno, la rivista Sur gli dedicò un numero speciale a titolo di risarcimento. Nel 1944, un altro dei suoi grandi libri, Ficciones, dove figurano fra gli altri i racconti “Funes el memorioso” e “La muerte y la brújula”. Nel 1946, mentre era già al potere il regime peronista, dovette rinunciare al suo posto di lavoro municipale (lo avevano trasferito inopinatamente a ispezionare polli e conigli nelle fiere di strada) e cominciò a impartire lezioni di letteratura. Nel 1947 apparve El Aleph, libro in cui culmina la sua maestria di narratore; nel 1952, Otras inquisiciones, raccolta di saggi, il più ampio campionario della sua erudizione e del suo genio. Ormai cieco, si dedicò di nuovo alla poesia, che raccolse per la prima volta in questa nuova tappa nel volume El hacedor (1960), insieme ad alcune vignette in prosa (una di queste, “Borges y yo”, enigmatica cifra autobiografica). Alla caduta di Perón, nel 1955, Borges fu nominato direttore della Biblioteca nazionale, a capo della quale rimase fino al ritorno al potere del peronismo, nel 1973 (ma questa volta ricevette un onorevole pensionamento). Si moltiplicarono i suoi libri scritti a quattro mani (in qualche caso si potrebbe pensare che le collaboratrici siano state poco più che amanuensi, indispensabili per un cieco), alcuni dei quali eccellenti, come Antiguas literaturas germánicas (1951, con Delia Ingenieros), Leopoldo Lugones (1955, con Betina Edelberg), Manual de zoología fantástica (1957, con Margarita Guerrero). Negli anni Sessanta cominciò a estendersi il riconoscimento internazionale alla sua opera, che crebbe in modo incontenibile negli anni Settanta, al punto di fare di Borges uno degli scrittori più conosciuti, citati e imitati del mondo.

Nel 1970 comparve un nuovo libro di racconti, El informe de Brodie, quasi altrettanto belli di quelli di vent’anni prima. Con El libro de arena (1975), invece, il livello si abbassa. Fra i diversi libri di poesia apparsi dopo El hacedor, la maggior parte dei quali con pagine in prosa, e persino brevi racconti, vi sono momenti magistrali: El otro, el mismo (1964), Elogio de la sombra (1968), El oro de los tigres (1972), La rosa profunda (1975), Los conjurados (1978), La cifra (1981). Tutti questi libri si sommarono via via al grosso volume delle sue Obras completas (che non erano tali neanche lontanamente, dato che raccoglievano soltanto quanto già pubblicato nei libri, e non di tutti), che apparve per la prima volta nel 1974. Nel 1979 fu completato da un altro, Obras completas en colaboración. Ma le cose migliori di Borges nella sua vecchiaia erano passate al piano orale, alle sue conferenze, e soprattutto alle risposte sempre ingegnose, mai ovvie, quasi sempre geniali, che prodigava nelle infinite interviste cui era sottoposto. Questo materiale fu raccolto occasionalmente in libri di deliziosissima lettura. Fra le compilazioni dei suoi testi dispersi, le più importanti furono i Prólogos (1975), e quelli scritti per la rivista El Hogar fra il 1936 e il 1939, Textos Cautivos (1986).

Poco prima della sua morte sposò María Kodama, che l’aveva accompagnato nell’ultima tappa della sua vita, e si stabilì a Ginevra, dove morì nel 1986 e dove, dietro suo esplicito desiderio, fu sepolto.

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